La forza tranquilla. Lezioni sul combattere by Federico Tisi

La forza tranquilla. Lezioni sul combattere by Federico Tisi

autore:Federico Tisi [Tisi, Federico]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giunti
pubblicato: 2022-03-24T23:00:00+00:00


PARTE TERZA

Il gesto del combattere

Tra istinto e scienza

Dopo aver illustrato i principali aspetti psicologici e fisici che entrano in gioco quando si parla di combattimento, passiamo ora ad analizzare quello che, all’atto pratico, può avvenire tra due individui che si battono.

Le immagini che ci vengono in mente quando si pensa a un combattimento possono essere le più varie, dalla rozza scazzottata davanti a un locale notturno a uno spettacolare match tra virtuosi del pugilato, passando per un tentativo di stupro, una lotta di judo oppure una spintonata ricevuta dal bulletto di turno alla scuola media. Possono venirci in mente anche mille tecniche di combattimento, dal calcio volante dell’eroe cinematografico d’infanzia al destro devastante del nostro pugile preferito, alla manata data di sorpresa durante un litigio in mezzo al traffico.

È chiaro che, se analizzato da questo punto di vista, saper combattere risulta essere non soltanto una prerogativa del praticante di discipline da combattimento, ma qualcosa che può potenzialmente essere necessario a chiunque: al bambino che viene angariato dai compagni più grandi nel cortile della scuola, alla ragazza che deve allontanare un ubriacone molesto, alla celebrità che si vede assalire in un momento di distrazione della sua guardia del corpo. In questo senso ampio, dunque, saper combattere rientra in qualche modo tra le necessità primarie di un essere umano, un’abilità tale da garantire la nostra incolumità o perlomeno la nostra sopravvivenza nella malaugurata ipotesi che una delle due fosse messa in pericolo.

Visto che gli esseri umani sono nella maggior parte dei casi capaci di compiere alcune delle loro funzioni primarie senza aver necessariamente bisogno di ricevere un addestramento specifico, per esempio camminare, correre, saltare, sollevare e trasportare un peso, arrampicarsi e talvolta galleggiare, viene da chiedersi se per combattere nel senso più basico e primordiale del termine sia indispensabile essere addestrati o meno. La risposta è no.

Il mondo è pieno di persone che si sono trovate più o meno volontariamente in situazioni nelle quali hanno dovuto battersi, a volte anche ripetutamente, e lo hanno fatto senza alcun tipo di addestramento o di preparazione specifica.

In alcuni casi con successo, in molti altri meno felicemente.

Specialmente quando parliamo di combattimento in ambiti non regolamentati, come una rissa in discoteca oppure un’aggressione a sfondo sessuale, chi vi partecipa nella maggior parte dei casi non è addestrato a battersi, o perlomeno non nel modo in cui questo addestramento viene comunemente inteso.

Chi frequenta o vive in ambienti dove si è costretti a confrontarsi spesso con la violenza fisica, potrebbe finire per maturare una certa esperienza “sul campo” diventando anche piuttosto efficace nel battersi in quell’ambito specifico.

Pensate a un ragazzo che cresce in un quadro familiare violento, a uno che fa parte di un gruppo di tifo violento allo stadio oppure che vive tra i ranghi di una gang di strada. In questi ambienti è inevitabile, di tanto in tanto, combattere, e molti con l’esperienza finiscono per farlo in modo efficace.

Oppure pensate a chi lavora in un reparto psichiatrico e si trova, a cadenza regolare, a dover contenere pazienti fuori controllo senza far loro del male, ma al tempo stesso senza rimanere ferito a sua volta.



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