La Gorgone di Milano by I. E. Ferrario & G. Padovan

La Gorgone di Milano by I. E. Ferrario & G. Padovan

autore:I. E. Ferrario & G. Padovan [Ferrario, I. E. & Padovan, G.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fratelli Frilli Editori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Capitolo XXII

Larve e fantasmi

11 ottobre 2017, sera

Sirio aveva bisogno di rilassarsi e mettere qualcosa sotto i denti. Non avrebbe cenato, preferendo un lungo aperitivo che si sarebbe protratto fino a tarda sera. Lo trovava più comodo, rispetto alla classica cena al ristorante.

Arrivò verso le 19.40 in piazza del Carmine. Da via dei Bossi, percorrendo via Broletto e poi via Ponte Vetero, c’impiegava cinque minuti.

A quell’ora i locali di Brera erano affollati per il rito dell’aperitivo, ma essendo martedì sera non c’era molta gente.

Sirio arrivò al Carmine Bistrot, che si affacciava sulla suggestiva piazza dominata dalla chiesa di Santa Maria del Carmine. Qui, alcuni anni prima, aveva individuato ed esplorato un pozzo nel locale attiguo agli spazi occupati dal piccolo teatro dell’oratorio.

Il bistrot aveva davanti, sull’acciottolato della piazzetta, un grazioso dehors chiuso e riscaldato nei mesi freddi. Allo speleologo piaceva quel posto perché attirava un pubblico eterogeneo: gente del quartiere, milanesi in giro per Brera e turisti. Chiunque, in pratica. Non era un posto in cui si veniva giudicati dall’abbigliamento ed era molto informale. Il merito del successo del locale era tutto di Massimiliano, il proprietario, ragazzo poco più che ventenne, sempre cordiale e attento alla clientela. E per Sirio ai tavolini c’era sempre posto. In qualche modo Massimiliano glielo trovava anche quando pareva un’impresa folle, come in pieno turbinio d’aperitivo il venerdì sera.

Quando Sirio non aveva voglia di cucinare vi si recava, da vero single, cenando con un panino o un toast e l’immancabile birra. A volte si portava appresso il pc, rimanendo in disparte a lavorare, mentre attorno fremeva la vita notturna milanese.

“Buonasera, Sirio. Come sta? È solo o in compagnia?” gli domandò cordialmente Max.

“Con questa storia del ‘lei’ mi fai sentire il nonno del Corsaro Nero. Va bene che potrei esserlo, ma per Giove Pluvio, lo sai che dovresti darmi del tu,” rispose Sirio con un sorriso altrettanto cordiale.

“Ha ragione, anzi, hai ragione, Sirio, ma è più forte di me…” fece il ragazzo scherzando.

“Comunque aspetto un amico. Un amico che adesso ha parecchi anni di più, ma che ho visto l’ultima volta quando era uno scavezzacollo diciottenne. È stato pure mio allievo al corso di speleologia.”

“Non lo invidio. Lo sai che il solo pensiero d’infilarmi in certi passaggi mi fa sentire male. Non sarei proprio tagliato per la speleologia. Mi accontento di scendere nella mia cantina.”

“Va bene, sei perdonato per questa tua avversione ai luoghi sotterranei. Ma per farti perdonare del tutto dovresti portarmi una birra weizen…”

“Media e ghiacciata?”

“Certo, la solita.”

“Volo,” fece Massimiliano conoscendo i gusti di Sirio.

Meccanicamente lo speleologo estrasse il cellulare dalla tasca del giubbotto constatando che almeno stavolta non era segnalata alcuna chiamata persa. Era specializzato nel non sentirle. Aveva messo come suoneria un notturno di Chopin, un pezzo che amava molto, ma poco adatto ad avvisarlo con vigore di una telefonata in arrivo.

In compenso aveva un messaggio, un sms. Aggrottò le sopracciglia. Glielo aveva inviato l’Archinti. Erano passati giorni da quando si erano incontrati al Politecnico per quella lezione sulle cavità artificiali e si erano poi accomiatati con la promessa di uscire a cena, ma lei non si era più fatta sentire.



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