La leggenda del basket by Mario Arceri

La leggenda del basket by Mario Arceri

autore:Mario Arceri [Arceri, Mario]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Baldini&Castoldi
pubblicato: 2015-10-27T23:00:00+00:00


Nantes, oro con rissa

La Nazionale di Sandro Gamba viene dalla negativa esperienza di Praga. L’anno precedente, non partecipando al Campionato del Mondo, ha svolto un’attività ridottissima e non esaltante, l’Europeo rappresenta la prova del nove per un gruppo che ha vinto l’argento alle Olimpiadi di Mosca, ma non ha saputo dare continuità a quella brillante affermazione. Limoges ci vede cominciare rocambolescamente con la vittoria di un punto sulla Spagna (75-74): canestro di Pierluigi Marzorati sul filo della sirena con gli spagnoli che contestano il «giro di valzer» (parole di Antonio Diaz-Miguel) di Renato Villalta autore del passaggio al Pierlo, accusando gli azzurri per il gioco eccessivamente atletico: «Los italianos palpan». Si prosegue, dopo la facile vittoria sulla Svezia (89-74), con quella altrettanto agevole (108-83) sulla Grecia che ripropone il giovane Nick Galis, un ragazzo greco che ha studiato basket nell’università di Boston ed è esploso due anni prima a Praga vincendo la classifica dei marcatori con 223 punti, rinnovando la tradizione dei formidabili tiratori greci. A Nantes chiude con 231 punti, 33 a partita (appena uno in meno all’Italia). Piccolino, 1,85 scarsi, è però dotato di un incredibile senso del canestro e di un’elevazione straordinaria che gli consente di penetrare nel cuore delle difese, nelle aree più affollate, e lì alzarsi con perfetta scelta di tempo, sbagliando raramente il tiro a quattro-cinque metri dal canestro.

La quarta vittoria (105-80) giunge tranquillamente su una Francia in piena crisi, con il coach Pierre Dao contestato violentemente dal pubblico (e allenerà proprio a Limoges la stagione successiva!) e dai suoi giocatori (con Apollo Faye sfiora in panchina un match di pugilato), giocando però in un ambiente terribilmente ostile: è ancora fresco il ricordo degli incidenti occorsi in Banco di Roma-Limoges pochi mesi prima in Coppa Korac, con la tv francese a soffiare sul fuoco mandando in onda proprio nelle ore antecedenti la gara le immagini più calde degli episodi di Roma. Sette canestri di fila senza errore di Antonello Riva mettono a tacere anche i tifosi più beceri.

E arriva il giorno del confronto con la Jugoslavia, allenata da Pino Giergia e che ha già perduto d’un punto con la Spagna e vinto di appena una lunghezza sui greci. Partita dunque delicatissima, tra una Jugoslavia che comincia ad accusare i segni dell’usura, imbottita di grandi campioni (Dragan Kicanovic, Zoran Slavnic, Kresimir Cosic, Ratko Radovanovic, Drazen Dalipagic) avviati sul sentiero del tramonto. Lancia però il giovane Drazen Petrovic. Chi delle due vince, chiude il girone al primo posto, chi perde precipita al terzo, rimanendo quindi escluso dalle «final four»: dopo Praga, infatti, la formula è nuovamente cambiata, niente più gironcino finale, ma ritorno alle semifinali incrociate. Intuibile, quindi, l’attesa per questa gara che oppone due grandi del basket europeo, divise da un fiero antagonismo. Non va infatti dimenticato che la culla della pallacanestro italiana, la terra che ha fornito tantissimi campioni, è Trieste, il Friuli e la Venezia Giulia. Terra di confine, separata da una grande e profonda rivalità con la vecchia Jugoslavia per motivi politici e sociali.



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