La mala vita by Maria Serena Mazzi

La mala vita by Maria Serena Mazzi

autore:Maria Serena Mazzi [Mazzi, Maria Serena]
La lingua: ita
Format: epub, azw3
Tags: Storia, Intersezioni
ISBN: 9788815350206
editore: Società editrice il Mulino, Spa
pubblicato: 2018-12-14T23:00:00+00:00


In breve, e forse con una sfumatura di impazienza per un’orgogliosa difesa delle prerogative, gli ufficiali domandarono al signore quali fossero veramente le sue intenzioni e come avrebbero, loro, dovuto comportarsi in futuro: ubbidire alla legge o far prevalere gli interessi economici difesi da altri. Il duca Borso si affrettò a rispondere, chiamandoli «dilectissimi nostri», elogiando il loro operato e invitandoli a osservare sempre gli statuti[46]. Ma il disagio manifestato da quegli ufficiali, l’indebita ingerenza dei colleghi, che probabilmente esprimeva in parte le istanze dei tavernieri e degli osti, erano una spia degli interessi divergenti nella società cittadina e persino nell’apparato dello Stato. Da una parte la volontà di controllo e il rispetto della legge codificata negli statuti, dall’altra interessi economici, profitto delle categorie interessate allo smercio e al consumo di vino, come al mercato del sesso, e manifesta indulgenza degli organismi finanziari sempre preoccupati di riempire le casse ducali.

Il malumore per il conflitto di competenze non riguardava solo gli aspetti più elevati, cioè la dignità dell’ufficio e il rispetto per le prerogative dell’incarico, forse nascondeva anche un volto meno nobile. Per ogni causa, infatti, i giudici percepivano un soldo e il loro salario si costituiva anche a partire dal numero delle cause trattate. Le magistrature si facevano così, in certo modo, concorrenza, considerato anche che il pagamento avveniva con un sistema detto delle «sportule», cioè contribuzioni proporzionate alla somma contestata, alla durata della causa e alla condizione sociale della persona accusata. La messa in discussione dell’autorità, in particolare degli ufficiali delle Bollette, le cui decisioni venivano impugnate e talvolta annullate senza motivo, ne minava il prestigio e finiva con il riverberarsi sul microcosmo della prostituzione. Coloro che lo abitavano erano indotti a credere che non fosse indispensabile ubbidire e che la magistratura, priva di potere reale, non meritasse rispetto. Lenoni, tenutari, prostitute assumevano atteggiamenti di sfida, senza riguardo e senza paura. Non avevano considerazione, né temevano le conseguenze dei propri comportamenti insolenti.

Il 27 luglio 1491, un esempio fra gli altri, la magistratura in seduta congiunta dovette esaminare una controversia sorta fra una meretrice e un tale Nardo, un tempo suo protettore, che si era impadronito illecitamente di alcuni oggetti della donna e non intendeva restituirli. Convocato ufficialmente, l’uomo si comportò in modo così irriverente, con parole «disoneste», «acti bestiali» e un atteggiamento tanto collerico, «fulminoso» lo definisce la fonte, da indurre gli ufficiali a pregare Dio affinché desse loro «bona bona patientia» nei suoi confronti[47]. La prepotenza di Nardo e la mancanza di rispetto e di ossequio nei confronti di rappresentanti dello Stato derivava forse anche dal fatto che egli apparteneva al seguito arrivato da molto tempo in città per accompagnare Eleonora d’Aragona in occasione del matrimonio con Ercole d’Este. Se costui si era trasformato nello sfruttatore e protettore che era diventato, non per questo evidentemente aveva perduto la presunzione di godere di qualche tutela a corte. Però anche altri, ruffiani e prostitute, si comportavano spesso verso gli ufficiali con arroganza priva di ogni ritegno. Fra le numerose prerogative,



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