La mano scarlatta by Cassandra Clare

La mano scarlatta by Cassandra Clare

autore:Cassandra Clare
La lingua: ita
Format: mobi, azw3
Tags: Romanzo
editore: Mondadori
pubblicato: 2019-06-24T22:00:00+00:00


16

Le Pergamene Rosse della Magia

Magnus ricordava bene. Nel vicolo alle spalle del palazzo in rovina, una scala di pietra scendeva nell’oscurità. Alec accese una stregaluce mentre raggiungevano la pesante porta di legno in fondo ai gradini. Shinyun fece scaturire dal proprio indice un fascio di luce, che puntò in giro come una torcia.

Oltrepassata la porta (che Alec aveva aperto con una runa di Apertura), c’erano pareti in terra battuta con botti vuote e vecchi stracci, niente di più eccitante. Svoltarono un angolo, poi un altro e un altro ancora e arrivarono a una porta molto più bella, liscia e lucida, con incisa l’immagine di un leone alato.

Quando l’ebbero varcata, Magnus e Shinyun diedero in esclamazioni eccitate, ma Alec sospirò deluso. «Sono già stato qui» disse. «Ricordo la statuetta di Bacco.»

Magnus la osservò. «Per essere il dio del vino e dei bagordi» disse «ho sempre pensato che Bacco fosse vestito troppo semplicemente nelle statue che lo raffigurano.»

Shinyun stava battendo sui muri della stanza, cercando un pannello segreto o una serratura nascosta. Magnus era attirato dalla statua sul suo piedistallo.

«Ho sempre pensato» disse lentamente «che se fosse per me, le statue degli dèi sarebbero vestite in modo un po’ più… divertente.»

Mentre finiva la frase, allungò la mano per toccare la statua di Bacco. Dalle dita fluirono scintille azzurre e lungo le pieghe della toga cominciarono ad apparire colori e motivi; la sua magia setacciava la semplice pietra bianca come se il marmo fosse polvere che adesso cadeva mettendo a nudo la statua più vivace e colorata nascosta sotto.

Con un rumore stridente, la porzione di parete accanto alla statua si aprì scorrendo di lato, rivelando una stretta scala.

«Una soluzione colorita» disse Shinyun. «Bel lavoro.» Sembrava divertita. Ma Alec rivolse a Magnus uno strano sguardo meditabondo.

Magnus si avviò giù per la scala, tallonato da Alec. Magnus avrebbe quasi preferito che non ci fosse. Non riusciva a scacciare il timore di ciò che avrebbero potuto trovare e di quello che Alec avrebbe potuto pensare di lui. La statua di Bacco era uno scherzo, uno scherzo che ormai non gli sembrava affatto divertente.

La scala conduceva a un lungo corridoio di pietra che finiva nell’oscurità. «Com’è che non è tutto sott’acqua?» chiese Alec. «Siamo a Venezia.»

«Uno degli stregoni del culto deve aver eretto delle barriere per evitare l’ingresso dell’acqua» rispose Magnus. «Magari Mori Shu.» Oppure io, ma non lo disse.

In fondo il corridoio si apriva improvvisamente in un’ampia camera dal soffitto alto, costruita per fungere da cantina o magazzino per le scorte di cibo. Alec fece ruotare la stregaluce, rivelando file di candele spente sparse per tutto il locale.

«Be’, questo è facile» disse Magnus e schioccò le dita accendendo tutte le candele. La camera venne inondata di luce.

Era sicuramente stata una cantina. All’estremità più lontana c’era un altare rozzo e malmesso che dei cavernicoli avrebbero potuto erigere per adorare un dio del fuoco. Due colonne di legno fiancheggiavano un grosso blocco di pietra a forma di cubo posto su una piattaforma elevata.

Sulla sinistra c’era un tavolo che



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