La mia Alpe.. 40 anni di escursioni by Simone Bacci

La mia Alpe.. 40 anni di escursioni by Simone Bacci

autore:Simone Bacci [Bacci, Simone]
La lingua: ita
Format: epub
editore: DrawUp
pubblicato: 2022-06-21T22:00:00+00:00


La baita posta alla sommità del Pra da Poz, la baita di Urban, al termine di una memorabile giornata dell’Alpe, alla fine della quale si rende grazie all’Onnipotente per le meraviglie che ci ha concesso. Agosto 2012.

Capitolo 6

Il consolidamento della compagnia e l’evoluzione nei nuovi componenti

Anche l’estate del 2005 arrivò in fretta, ci ritrovammo però a dover cambiare meta in merito al periodo e albergo per via del piano ferie che non cadeva nel classico periodo di agosto, dunque programmammo a cavallo fra agosto e settembre, ma non ci dispiacque per niente! Anche Roberto optò per quel periodo, acconsentendo di andare all’hotel Sole, per noi antica meta, un ritorno al passato. Quell’anno fu un po’ fuori dal comune perché lo zio Pierluigi non venne per evidenti problemi organizzativi, mio padre avrebbe dovuto subire un piccolo intervento a fine agosto dunque preferì stare a riposo e prepararsi per bene, rimanemmo noi tre. Quei dieci giorni furono una vera e propria immersione nell’Alpe, finalmente potemmo dedicarci a esplorare nuovi angoli e siti oltre ai giri da fare senza avere la dubbia approvazione della vecchia guardia, sempre restia nel variare e cercare alternative faticose da affrontare. Dunque essendo un po’ fuori mano dalla zona del Saltria ci dedicammo anche a scoprire o spesso riscoprire nuovi angoli e siti da ammirare, tipo il sentiero sei che passa per il Col da Vetes fino alla fine della mulattiera, prima che scenda quasi a strapiombo verso la val Pilat e l’omonima malga. Alla fine della mulattiera si trova un Crocefisso che guarda verso la Val Gardena, dunque guarda i viandanti che salgono faticosamente dal sentiero sei verso l’Alpe dando loro il benvenuto; nel piccolo pianoro circostante, guardando la valle del rio Piz a strapiombo, notammo un capanno di avvistamento posto proprio sul bordo del dirupo. Vi sedemmo, ci rilassammo quasi a addormentarci sulle nostre braccia incrociate cullati dalla sottostante cascata del rio Piz detta Pisciadoi de Pedroc, in quell’orrido spaventoso che si ammira solo da quella posizione e che anche i veterani dell’Alpe spesso ne ignorano l’esistenza. In quell’occasione scoprimmo quella cascata, non sapevamo che il Rio Piz facesse quel salto nel vuoto, sembrava un cancello naturale di roccia da dove appariva improvvisamente il ruscello, molto affascinante! Tale particolare non si notava dal sentiero sei che scende a valle, si cammina troppo nascosti e a ridosso del Col de Mesdì per poterlo scorgere e ammirare. Ci dispiacque davvero muovere da lì per risalire verso l’hotel, sembrava di essere in un angolo di pace perenne, non passava nessun turista, non si sentivano rumori, solo il fruscio dei classici frastuoni valligiani di mezzi di trasporto o di lavoro e delle campane della Parrocchiale di Ortisei e di Santa Cristina. Oltre a quell’angolo idilliaco scoprimmo anche altri siti a noi sconosciuti, solo perché non eravamo soliti visitarli con la compagnia storica. Riuscimmo a goderceli fino in fondo, partecipando alla Santa Messa che Roberto celebrava in loco oppure riposando o facendo lo spuntino di mezzogiorno per fare la meritata pausa.



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