La moglie ingenua e il marito malato by Achille Campanile

La moglie ingenua e il marito malato by Achille Campanile

autore:Achille Campanile [Campanile, Achille]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2020-05-08T22:00:00+00:00


* * *

«La tesi generale che informa tutta l’opera mia», disse Rune, «come certo sapete, è questa: chi tenta di scoprire le leggi della natura da quello che avviene intorno a noi e in noi stessi non sa a che attenersi».

«Molto bene», disse l’uomo tozzo.

«Nel caso della fedeltà in amore», continuò il professore, «io comincio col domandarmi...».

Vide il portiere che faceva capolino dall’uscio, ascoltando avidamente.

«Che fai lì, Pasquale?», gli disse. «O dentro, o fuori. Vieni pure se vuoi sentire. Te lo permetto».

Il professore non domandava di meglio che avere un ascoltatore di più. Riprese, mentre il portinaio se ne stava timidamente in fondo al salotto:

«Comincio col domandarmi: è legge di natura essere fedeli, o no? Perché gli uccelli sono fedelissimi in amore e altri animali no?».

Il professor Rune cominciava ad animarsi. Come il cavallo di battaglia che sente lo squillo della tromba, egli era tutto preso dal proprio tema. In piedi, quasi tenesse la conferenza davanti a un attento uditorio, si scaldava.

«E fra quelli che sono fedeli», disse, «perché le parre e gl’ibis sono monogami e fedeli fino alla morte, mentre le pernici sono fedeli da una primavera all’altra, cioè fino a che i piccoli non si staccano dal nido per appaiarsi a loro volta? Poi si vede il gallo che è poligamo. Invece, tra i piccioni, i maschi e le femmine sono monogami e fedeli per molti anni».

Il portinaio alzò le spalle scettico.

«Te l’assicuro, Pasquale», disse il professore; «i piccioni sono fedeli. Almeno per molti anni».

«Ormai», disse il portiere con amarezza, «io non credo più a nessuno».

«Ed eccoci», proseguì Rune, «al caso della cicogna: sposa fedelissima di solito...».

Nuovamente Pasquale accolse con scetticismo l’affermazione del professore; e lo fece intendere con eloquenti scrollate di spalle.

«Sposa fedelissima», riprese il professore, «ma qualche volta si fa un amante e, in compagnia di esso, uccide il marito».

«All’anima della sposa fedelissima», borbottò Pasquale.

«E se essa non lo uccide», seguitò, alzando la voce, Rune che si era stranamente eccitato a questa frase, «sapete che cosa fa il marito? Chiama in aiuto altre cicogne e, in compagnia di esse, uccide la moglie infedele».

«No, Silvio», gridò la signora Jolanda uscendo dalla camera vicina, dov’era rimasta coi medicamenti, «non lo dire nemmeno per ischerzo, ti scongiuro».

«Ma che volete?», fece il professore inviperito. «Che c’entrate voi?».

«Ti supplico», gemeva la vecchia signora; «non ucciderla! Adele...».

«Ma la finite?», sibilò il professore. «Io sto parlando della cicogna».

La signora Jolanda lo guardò sbalordita.

«La cicogna?», balbettò andandosene. «Che c’entra la cicogna?».

«Ed ora», disse Rune riprendendo la propria dissertazione, «esaminiamo il caso dell’uomo».

Il caso dell’uomo dovette evidentemente ricordargli il caso proprio, poiché rimase per qualche istante pensoso e si portò la mano al cilindro.

«Professor Rune», disse con dolcezza il tipo lugubre, «toglietemi una curiosità: avete parlato d’una cerimonia a cui dovete recarvi. Potrei sapere di che cerimonia si tratta?».

Rune lo guardò sospettoso.

«Questa domanda», fece, «rientra nell’intervista?».

«In verità no», disse il tipo lugubre.

«E allora tenetevela per voi», fece brusco il professore.

L’uomo tozzo e il tipo lugubre si scambiarono un’occhiata.

«Che cos’è», proseguì Rune, «questa fedeltà in alcuni



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