La morte della tragedia by George Steiner

La morte della tragedia by George Steiner

autore:George Steiner [Steiner, George]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Garzanti
pubblicato: 2014-10-27T23:00:00+00:00


Nähert sie ein edles Zwei,

Doch zu göttlichem Entzücken

Bildet sie ein köstlich Drei.

FAUST:

Alles ist sodann gefunden:

Ich bin dein, und du bist mein,

Und so stehen wir verbunden;

Dürft es doch nicht anders sein!1

Ma, nuovo Icaro, il divino bambino precipita rapidamente verso la rovina. Poiché Euforione non è soltanto un simbolo del connubio dello spirito germanico e greco, è anche l’omaggio di Goethe alla tragica morte di Byron su suolo ellenico.

Goethe vide in Byron il più grande ingegno della sua epoca. A Eckermann disse che il poeta inglese non era stato né un classico né un romantico, ma l’incarnazione della nuova armonia tra lo spirito antico e moderno. La difesa della libertà greca, e il sacrificio della sua vita ardente erano un simbolo di quella libertà e rinascita che le forze dell’Europa settentrionale avrebbero dovuto portare al meridione classico. Nei drammi di Byron, Goethe vide un tentativo di unire la prospettiva rituale della tragedia greca con il lirismo e la caratterizzazione di Shakespeare. Vide in Byron sia la forzatura gotica di Manfredi sia la luminosa sensualità delle isole greche. Byron contraccambiò l’ammirazione di Goethe, considerandolo, insieme a Napoleone, l’unico suo pari. E dedicò Sardanapalo all’«illustre Goethe… suo sovrano, il primo degli scrittori viventi».

Oggigiorno i drammi di Byron non si rappresentano quasi più e molti critici li scartano come ambiziosi tentativi falliti. Eppure sono di primaria importanza per chiunque si occupi della concezione della tragedia nella letteratura moderna. E a un attento esame si comprende l’ammirazione di Goethe. L’audacia tecnica è strabiliante. Si parte dal rigoroso neoclassicismo di Marino Faliero per giungere quasi al surrealismo delle ultime sacre rappresentazioni. Spesso Byron cercò deliberatamente di superare i limiti del teatro tradizionale per conquistare forme più libere e più ampie di azione simbolica. Come Eschilo e Goethe, Byron era pronto a rischiare, introducendo nel teatro temi filosofici e religiosi. Fu il primo grande poeta inglese dopo Milton a concepire un dramma biblico. E anche se sono dei fallimenti, i suoi drammi contengono le premesse di alcuni degli aspetti basilari del dramma moderno. A paragone, la concezione drammatica di Victor Hugo, e perfino quella di Schiller, appaiono antiquate.

Byron partì dalla convinzione che la tragedia inglese potesse rinascere soltanto rompendo i ponti con il precedente shakespeariano. Riferendosi a Sardanapalo e ai Due Foscari dichiarò:

Troverete che tutto ciò è molto poco shakespeariano; e tanto meglio così, in un certo senso, poiché io lo considero il peggiore dei modelli, sebbene il più straordinario tra gli scrittori.

Imitare, come era in uso tra i romantici, i drammaturghi elisabettiani o giacobiti gli sembrava assurdo. E chiedeva che Marino Faliero non venisse giudicato «sul metro di quei vecchi pazzi dei vostri drammaturghi… quegli oscuri ciarlatani – a esclusione naturalmente di Ben Jonson, che era uno studioso e un classico». S’intende che Byron non va preso troppo alla lettera. Sapendo che i suoi contemporanei lo consideravano una vera e propria incarnazione del romanticismo, gli piaceva dichiararsi in fondo un classico e un augusteo,2 un letterato nella tradizione di Orazio e di Pope. Alla dedica del Marino



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