La mossa giusta by Enrico Franceschini

La mossa giusta by Enrico Franceschini

autore:Enrico Franceschini [Franceschini, Enrico]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Baldini+Castoldi
pubblicato: 2024-05-31T18:28:46+00:00


Kiev, Ucraina, 1942

«Tutto questo è completamente insensato, Anastas Ivanovich! Dal punto di vista militare è una dimostrazione di ignoranza, di incompetenza, di analfabetismo! Dal punto di vista politico…»

Anastas Ivanovich Mikoyan pone l’indice sul naso per indicare al suo capo di tacere. Ma Krusciov è un fiume in piena.

«Dal punto di vista politico è un tradimento della patria, ecco cos’è. Abbiamo mandato centinaia di migliaia di giovani uomini a morire per il rifiuto di Stalin di ordinare l’evacuazione di Kiev. Bastava fare un passo indietro. Il tempo c’era. Potevamo salvarli. Dovevamo salvarli. E non l’abbiamo fatto.»

Tutto attorno al bunker in cui parlano, regna la devastazione. Fango misto a neve nelle fosse scavate dalle bombe. Cadaveri di soldati pietrificati dal gelo. Isbe in fiamme. Un cavallo corre nella pianura illuminata dall’artiglieria. La carcassa di un mulo, abbandonata dagli uomini che lo hanno fatto a pezzi per mangiarselo.

Centinaia di pezzi d’artiglieria fanno fuoco dall’oltrefiume. Zolle di terra schizzano sulle postazioni alle pendici della collina. Un leggero pulviscolo sale al cielo. Il bagliore intermittente delle esplosioni illumina macerie, serbatoi di petrolio, trincee. Negli sprazzi di luce, la campagna assume un aspetto sinistro.

Sono a Kharkov, sul fronte del Donbass, dove le forze sovietiche sono state infine costrette a ritirarsi dall’avanzata del corpo di invasione tedesco. Fuori dal bunker, un soldato di guardia. Dentro il bunker, loro due soli, seduti a un tavolaccio, separati da un telefono da campo che ha smesso di funzionare.

Krusciov impreca. Stringe un pugno come per sferrare un colpo sul tavolo. Poi invece si prende il cranio precocemente calvo tra le mani, si copre gli occhi.

Mikoyan abbraccia il suo compagno. «Nikita Sergeevich», gli sussurra in tono molto più basso, «dobbiamo pensare al futuro. Dobbiamo fermare Hitler. E poi, un giorno, penseremo a fermare anche Stalin.»

Krusciov gli rivolge uno sguardo incredulo. «Abbiamo perso 640 mila uomini nella difesa di Kiev. Non ci sono più forze sufficienti per resistere. I nazisti arriveranno in un batter d’occhio fino a Mosca.»

«Ci arrivò anche Napoleone», ricorda Mikoyan. «E non gli servì a conquistare la Russia. Bisogna convincere Stalin ad abbandonare la capitale come fece lo zar, trasportare a est degli Urali tutte le nostre risorse più preziose e smettere di combattere la guerra come se l’esercito fosse carne da cannone. È una partita a scacchi, Nikita Sergeevich, in cui siamo rimasti senza pedine. Apriamo un corridoio per le torri e gli alfieri nemici, e poi chiudiamoli dentro.»

«Stalin dice che la miglior difesa è l’attacco.»

«Stalin non capisce niente di scacchi.»

Non ne capisce molto nemmeno Krusciov. Gioca, come quasi tutti in Unione Sovietica, ma gioca male. È troppo impulsivo. Ogni tanto, nelle loro sfide per ingannare il tempo, Mikoyan lo lascia vincere, ma potrebbe batterlo tutte le volte. Il suo capo ha il temperamento di un contadino che ha bevuto troppa vodka. Eppure, ci vuole uno così per impugnare il bastone del comando. A patto che abbia alle spalle uno come Mikoyan, in grado di dare i consigli giusti. Di indirizzarlo verso la soluzione, in modo che ci arrivi per conto proprio, senza rendersi conto di essere stato guidato.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.