La più bella by Luca Sommi

La più bella by Luca Sommi

autore:Luca Sommi [Sommi, Luca]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Baldini+Castoldi
pubblicato: 2024-04-05T18:19:02+00:00


Quanto Pericle c’è nella Carta

L’infanzia della democrazia ha una data approssimativa: il 431 a.C. È l’anno del celebre discorso di Pericle rivolto ai suoi concittadini, gli ateniesi, proprio sul concetto di democrazia. Un discorso tenuto in commemorazione dei caduti del primo anno della guerra del Peloponneso, e riportato – diciamo meglio, ricostruito – dallo storico Tucidide nella sua opera più importante.

Molti studiosi, nei secoli successivi, hanno ritenuto opportuno definirlo «una idealizzazione estrema» del concetto di democrazia, lontana dalla realtà ma vicina all’idea limite di ciò che deve essere questo benedetto concetto. Tradotto: fate come dico, non come faccio. Nel senso che la democrazia ateniese non era quello che intendiamo noi oggi, era una forma di governo agli albori, nella sua infanzia appunto, che però conteneva già i semi di quella rigogliosa pianta che tale forma di governo è diventata oggi. La democrazia non è compiuta neanche oggi, e forse chissà se lo sarà mai, però è un percorso, una strada che l’umanità di ogni latitudine e longitudine ambisce a percorrere. E quante similitudini ci sono tra quelle parole senza tempo e la nostra Carta? Proviamo un gioco di parallelismi, forse azzardato ma sicuramente efficace.

Il discorso del grande ateniese comincia così: «Qui ad Atene noi facciamo così. Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia». Come non ricondurre questa asserzione a quel passaggio dell’articolo 1 della Costituzione, dove si dice che «l’Italia è una Repubblica democratica» o a quello successivo in cui si dice che «la sovranità appartiene al popolo», cioè ai tanti e non ai pochi, come lo era prima della sua promulgazione.

E prosegue: «Qui ad Atene noi facciamo così. Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza». Ecco l’articolo 3 nel suo passaggio più solenne: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge». In sostanza la giustizia e l’eguaglianza di fronte alla legge sono contemplate quasi come pre-condizione della convivenza civile. Ergo: è finita l’era dei tribunali politici o sommari. Pericle continua così: «Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento. Qui ad Atene noi facciamo così». Non vi echeggia nelle orecchie quel passaggio dell’articolo 54 della nostra Carta? «I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore.» E anche quello dell’articolo 56, nel quale si scrive che «sono eleggibili a deputati tutti gli elettori…» – e si badi bene a quel «tutti», ricchi e poveri, perché la partecipazione alla vita pubblica non ha parametri di reddito. Il passaggio successivo del discorso dello statista ateniese è di una modernità sconcertante: «La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo».



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