La porta delle lacrime by Abraham Verghese

La porta delle lacrime by Abraham Verghese

autore:Abraham Verghese [Verghese, Abraham]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Neri Pozza


29.

Le pantofole di Abu Kassem

Due giorni dopo l’esecuzione del generale, il personale di Missing, guidato da Adam e W.W. Gonad, organizzò una festa di bentornato per Ghosh. Comprarono una mucca, affittarono un cuoco e un tendone.

Adam tagliò la gola all’animale. Un inserviente smanioso di gored-gored – manzo crudo – tagliò dal fianco una bistecca sottile e fremente mentre la mucca si reggeva ancora sulle zampe malferme. L’appesero a un albero, la tagliarono a pezzi e andarono a preparare la carne su un tavolo esterno.

Quando vidi una jeep dell’esercito risalire il viale d’accesso, mi si gelò il sangue. I cuochi, vedendo un ufficiale in uniforme entrare nel nostro bungalow, si bloccarono. Andai verso casa, camminando come un sonnambulo. Ero sulla soglia quando l’ufficiale uscì, insieme a Ghosh e Hema. Shiva era al mio fianco.

«Ragazzi» disse Ghosh. «La motocicletta. Sapete chi è venuto a prenderla?» Era tranquillo, ignaro della nostra preoccupazione.

Sulle prime reagii con sollievo: non erano venuti per Ghosh! Poi, quando capii perché l’uomo era lì, caddi in preda al panico. Noi cinque avevamo preparato una storia: «Un soldato è venuto con la chiave. Si è portato via la motocicletta. Non abbiamo parlato con lui». L’avevamo ripetuta a Hema il giorno stesso in cui il soldato era scomparso. Preoccupata com’era per l’arresto di Ghosh, non ci aveva fatto caso.

Ero sul punto di dire qualcosa, ma poi guardai in faccia l’ufficiale.

Era l’intruso, il soldato, quello che era venuto a prendere la motocicletta.

Era la stessa faccia: la stessa fronte e gli stessi denti, ma con un corpo meno magro e allampanato. L’uniforme immacolata e stirata, il berretto infilato sotto la spallina, gli davano un’aria da soldato professionista che l’intruso non aveva. Mi sentii avvampare.

Rosina e Genet spuntarono rapide da dietro l’angolo. Si era sparsa la voce, e intorno a noi si era radunata parecchia gente.

«Un soldato è venuto con la chiave e se l’è portata via» disse Shiva.

Annuii. «Sì».

L’ufficiale sorrise. Si chinò verso di me e disse con gentilezza, in inglese: «Non ricordate altro? C’è qualcosa che non mi state dicendo?»

«Ah, ecco Rosina» l’interruppe Ghosh. Poi si rivolse a lei in amarico: «Rosina, questo ufficiale chiede della moto di Zemui».

Rosina fece un profondo inchino. Ricordai la sua gentilezza nei confronti del ladro, e le parole incendiarie che gli aveva rivolto. Sperai che fosse prudente.

«Sì, signore. Ero con i ragazzi quando è venuto...» Tacque, portandosi alla bocca l’orlo della shama e strabuzzando gli occhi. «Mi scusi, signore. Quell’uomo... le somigliava molto. Quando ho visto la sua faccia... mi perdoni» disse, inchinandosi di nuovo. «Non era... non era gentile come lei. Non era vestito... come lei».

«Siamo figli della stessa madre» disse l’ufficiale con un sorriso ironico. «È vero, mi somiglia. Cosa indossava?»

«Solo la casacca dell’esercito. Niente camicia. Una canottiera bianca. Stivali e pantaloni» rispose Rosina.

«Le sembrava che stesse bene?»

«Aveva la pistola infilata qui» disse indicando la cintola, «anziché nella...»

«Fondina?» aggiunse il fratello.

«Sì. E sembrava... aveva gli occhi rossi. Sembrava che fosse...»

«Ubriaco?» disse piano il fratello. «Gli ha chiesto perché voleva la moto?»

«Mi scusi, signore. Aveva la pistola» disse lei.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.