La sciatrice by Enrico Camanni

La sciatrice by Enrico Camanni

autore:Enrico Camanni [Camanni, Enrico]
La lingua: ita
Format: epub
editore: CDA&IVALDA Editori
pubblicato: 2013-07-18T00:00:00+00:00


* * *

1 Il rascard è una baita adibita a uso promiscuo, con stalla, abitazione e deposito. [N.d.R.]

14. IL TUNNEL

Superò la vecchia dogana, pagò il biglietto di andata e ritorno. L’uomo dietro il vetro lo conosceva: «Ciao Nanni, dove vai?».

«In Svizzera. Mi hanno detto che si spende poco» rispose, strizzando l’occhio.

Settembrini spinse la Ka dentro la montagna, seguendo i lampeggianti luminosi.

«Non abbiamo comprato il giornale» notò Linda.

«Meglio, così non m’incazzo.»

«Ma avranno scritto di Anna!»

«Appunto, chissà che stronzate…»

Le telecamere, i radar, la sofisticata tecnologia dei nuovi sistemi di sicurezza non riuscivano a mitigare il peso psicologico di tremila metri di granito sopra la testa degli automobilisti, e nemmeno la memoria fresca del rogo. Il traforo era un sepolcro illuminato.

«Come sarà dall’altra parte?» chiese lei.

«Ci sarà più neve» ipotizzò Settembrini. «Quando da noi fa vento di là ne butta giù.»

Un fuoristrada con trenta centimetri di farina sul tetto confermò le sue parole. Procedeva lento in senso contrario, spruzzando neve e imbiancando la carreggiata. Un pullman aveva appena spento i tergicristalli. Altre auto portavano l’inverno.

«E noi siamo senza catene» commentò Linda.

Uscirono in un’atmosfera bigia. Non nevicava più ma la strada era bagnata. Aveva smesso da poco. Sui bordi le pale meccaniche avevano ammassato mucchi di neve sporca e pesante, che cominciava a sciogliersi con il calore dei motori. L’acqua non sarebbe mancata almeno fino a luglio. Montagne bianche e cascate spumeggianti, come nei sogni di Jean-Jacques Rousseau.

Appena fuori suonò il telefono. Era Bareux.

«Ciao Ivan, siamo a Chamonix.»

«Ciao piemontese, c’è una novità. Niente di importante, ma te lo volevo dire.»

Settembrini inchiodò l’auto sul bordo della strada, provocando la reazione minacciosa di un tir.

«Dimmi, sono fermo.»

Un altro camion sterzò e l’autista inveì.

«Quello della funivia non è più sicuro che la donna con i Vallençant fosse Anna Filippi.»

«Come sarebbe a dire che non è più sicuro?»

«Sì, dice che si è fissato sugli sci e si è fatto suggestionare. Adesso la faccia non gli sembra più la sua.»

«Ma è scemo?»

«Non so. Anche la foto è mezza sfocata.»

Settembrini si voltò verso Linda e chiese: «Non è che hai un’altra foto di Anna?».

«No» rispose. «Odiava… odia farsi fotografare.»

«Non ci sono altre foto,» disse Settembrini al cellulare «quindi dite a quel cretino che guardi bene quella che c’è.»

«L’avrà guardata cento volte, è tutta spiegazzata. Credo che se la sia portata a letto.»

«Ma chi?»

«La foto.»

«E non la riconosce più!» Settembrini ormai urlava.

«Non è sicuro, gli sembrava più magra. Con gli occhiali.»

«Ma andiamo… Tutti gli sciatori hanno gli occhiali!»

Detto da lui sembrava una battuta.

«Sì… No…»

«No cosa?»

«Non occhiali da sole. Dice che la donna che ha visto portava occhiali da vista con la montatura colorata.»

«Quello è scemo.»

«Può darsi, ma non abbiamo altro.»

Spense il cellulare e lo buttò sul sedile posteriore.

«Che cosa c’è?» chiese Linda.

«Quello della funivia ha cambiato idea. Non la riconosce più, non è sicuro.»

«E che cosa cambia?»

«Cambia che era l’unica pista confermata. Almeno partivamo da Punta Helbronner, Cristo santo!»

«E allora?»

Non rispose. Rimise in moto la Ka e si incolonnò dietro una Mercedes due posti colore azzurro carta da zucchero, spudoratamente elegante, bellissima.



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