La signora del martedi by Carlotto Massimo

La signora del martedi by Carlotto Massimo

autore:Carlotto, Massimo [Carlotto, Massimo]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Pietro Maria Belli non si era accontentato dell’edicolante. Chiedendo in giro aveva raccolto informazioni interessanti sul proprietario della chiacchierata pensione Lisbona. Dal fruttivendolo un signore l’aveva definita «un tranquillo ritrovo di gay, almeno un tempo. Non hanno mai dato fastidio».

Avrebbe voluto chiedere se avessero mai notato la Malacrida, ma pronunciare quel nome sarebbe stato un errore. Meglio pazientare e raccogliere altre informazioni. Quell’alberghetto nascondeva una sordida verità criminale e lui l’avrebbe portata a galla, a riprova che la cagna non aveva mai meritato clemenza.

Appostato davanti alla pensione, la vide uscire ma ritenne inutile seguirla. Era diventata meno interessante rispetto al proprietario. Ventuno minuti più tardi, come annotò frettolosamente sul suo prezioso taccuino, apparve finalmente Alfredo Guastini insieme a un uomo che attirò subito la sua attenzione. Non ricordava il nome, ma era certo di averlo visto in tribunale anni prima. Probabilmente un piccolo delinquente tra i tanti a cui aveva dedicato un articolo. Il culattone si accompagnava a personaggi decisamente sospetti.

Li pedinò fino a un garage, da cui poco dopo vide uscire un’auto guidata dal tizio. Fece in tempo a notare una vistosa ammaccatura sul paraurti.

Ghignando di soddisfazione annotò il numero di targa dell’arma del delitto e pensò che per quel giorno poteva interrompere le indagini. Camminare e parlare con tutta quella gente lo aveva affaticato, non era più il giovane cronista di un tempo. Telefonò alla moglie. «Torno a casa» annunciò.

«Ti aspetto».

«Ma non preparare la cena, stasera usciamo».

«Noi due da soli?».

Il giornalista si diede dello stupido. L’eccitazione del momento gli aveva fatto scordare che andare al ristorante privi di compagnia presupponeva avere qualcosa da dirsi, per evitare quei silenzi imbarazzanti che nessuno dei due era più disposto a sopportare. A casa era diverso. I pasti erano veloci e indolori. Spesso solitari. Gli orari coincidevano sempre meno: la palestra, la partita di canasta o di bridge, il fisioterapista…

«Non ti preoccupare» si affrettò a rimediare Belli, «resto a cena fuori».

Mentre il giornalista era alle prese con gli effetti collaterali prodotti da tanti anni di convivenza, il signor Alfredo chiuse a chiave il garage e s’incamminò verso la pensione. A un certo punto si ricordò che era martedì, giorno di uscita della sua collana preferita di narrativa rosa. Non riusciva ad addormentarsi senza leggere alcune pagine di quelle storie appassionanti. Affrettò il passo, temendo che l’edicola chiudesse.

«Ti sta cercando Pietro Maria Belli» lo informò il proprietario. «Mi ha mostrato una tua fotografia, chiedendomi se ti conoscevo. Ha detto che ti vuole intervistare».

Guastini si sentì il sangue gelare. «E chi è questo Belli?».

«Un cronista di nera in pensione. Quando era in attività seguiva tutti i processi. A ogni buon conto gli ho detto che non ti conoscevo» rispose l’altro porgendogli il biglietto da visita del giornalista. «Qui c’è il suo numero, se vuoi contattarlo».

«Sbaglio o hai accennato a una foto?».

«Sì, eri insieme ad altre persone vestite di scuro. Sembrava un funerale» rispose ridacchiando l’edicolante. Guastini intuì che era stata scattata alla sala del commiato. E si sentì perduta.

Una volta tornata alla pensione, mentre



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