La terra nera by Sandro Campani

La terra nera by Sandro Campani

autore:Sandro Campani [Campani, Sandro]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: c10aa66932c852391550a404cada076f9a12fe1d
editore: Rizzoli
pubblicato: 2013-03-14T23:00:00+00:00


19

22 agosto

Mi sono svegliato ridendo. Ho ricordato il sogno solo dopo un po’.

Scendiamo dal monte verso la casa, io e Adelmo. Il sole sulla testa è insopportabile, e le nostre mani scintillano come dipinte a smalto: sono incrostate di sangue. Tutto andrà per il meglio, gli dico. Prendiamo fra i ginepri. Mi ricordavo una polla, ma ci arriviamo ed è secca. Non c’è nemmeno una bava di muschio. Allora entriamo nel bosco, per lavarci al fosso. Ma nel punto in cui dovremmo incontrarlo, il fosso è sparito. Restiamo inebetiti con le mani rosse: capisco che l’acqua ha cambiato versante, e anche se è insensato avrei dovuto prevederlo. Adelmo è preoccupato. Tutto andrà per il meglio, ripeto.

Su un rialzo, dissimulato in mezzo ai faggi stenti, c’è un capanno di frasche, di quelli per la posta ai colombacci. Davanti c’è Massimo il carabiniere. È accucciato col fucile ma si alza e fa qualche passo per accoglierci. È molto allegro.

«Non siete tutti qui» ci dice.

Noi ci guardiamo, ci ispezioniamo quasi, come ci mancassero dei pezzi. Forse è l’angoscia per le nostre mani sporche, che ci spinge a fraintendere Massimo. Ci tastiamo le braccia, e scopriamo di indossare dei guanti da bucato.

«Vi dico che non siete tutti qui.» Massimo insiste.

Adelmo mi guarda spaurito. Tranquillo, gli faccio segno, poi mi rivolgo a Massimo, e quasi gli urlo: «Non ho niente da dire».

«Ciononostante, non siete tutti qui.»

Massimo il carabiniere ci saluta allegro come ci aveva accolto.

Noi scendiamo ancora, fra gli alberi secchi, su foglie crepitanti che si sbriciolano sotto i piedi fin quasi a diventare polvere. La fontanina sul sentiero è asciutta, il trogo davanti all’entrata non butta nemmeno una goccia. Giriamo sul retro della casa. Sfreghiamo e raspiamo le mani sui muri, sperando che quel sangue venga via.

Alla fine sembra che abbia funzionato.

«Vedi?» dico a mio fratello.

Ora da dietro il capanno, vediamo del fumo che sale. È buon fumo di carbone. C’è Mario là, che sta grigliando della carne.

«Dove eravate scappati?» ci dice. Anche lui è allegro come il carabiniere. Adesso ci sembra di capire perché Massimo diceva “non siete tutti qui”, mancava lui.

Mario rigira dei pezzi di carne con un attrezzo di ferro e me ne offre. Io sono restio, ma dopo un po’ l’assaggio. Quella roba ha un sapore ributtante.

«Ma che schifo» dico a Mario, «cos’è?»

«La capra» risponde lui.

Ci mettiamo a ridere.

Ridevamo talmente forte che per il rumore mi sono svegliato.



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