La trama di Elena by Francesca Sensini

La trama di Elena by Francesca Sensini

autore:Francesca Sensini [Sensini, Francesca]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Ponte alle Grazie
pubblicato: 2023-01-24T20:58:28+00:00


Maledizione alla bellezza

È difficilissimo definire la bellezza, tanto più in quanto la bellezza in assoluto non esiste. Ce ne sono tante quante sono le civiltà, i secoli della storia del mondo, gli individui stessi che lo hanno abitato e abitano. Eppure, la questione rimane aperta, è la cavità rósa da un assiduo tarlo del nostro pensiero. E ancora, la bellezza è in sé una fortuna o una disgrazia mascherata? E se è l’una o l’altra, lo è per chi? Per chi la possiede o, invece, per chi ne gode e ne patisce indirettamente, attraverso la vicinanza o l’intimità con esseri e cose belle? Ci sono ragioni per maledire la bellezza già considerando queste faticose premesse teoriche. Parto dunque da un dato empirico: io sono la donna più bella del mondo.

Fin dai tempi di Omero si ha gioco facile nel maledirmi proprio in quanto incarnazione della bellezza sulla terra. Se non fossi stata così eccezionalmente bella, la guerra di Troia non avrebbe mai avuto luogo. A ogni buon conto, sono io per prima a riconoscere la mia maledizione. Sulla questione sono lucidissima. Si tratta di una maledizione duplice: quella che infliggo agli altri, alimentando sciagure, e quella che subisco sulla mia pelle. Nella tragedia di Euripide che porta il mio nome, Elena, lo dico chiaro: «E io, che pure ho tanto sofferto, sono maledetta».

Omero e io nasciamo insieme. Omero invoca la Musa con la sua voce anonima, comune, la voce di un pezzo intero di civiltà, e io appaio. Siamo all’aurora, siamo l’aurora del mondo occidentale; quanto meno della sua fantasia.

Partiamo da ciò che è necessario, non nel senso del bisogno ma in quello dell’inevitabilità; come la morte, ad esempio, che necessariamente ci riguarda, anche se ne faremmo volentieri a meno. Come la morte, appunto, è la mia bellezza.

La dea Necessità fa parte della schiera delle divinità più antiche, che per i Greci tendono a coincidere con i princìpi fondativi dell’essere: Morte, Destino, Notte, Discordia, Giustizia (quella eterna, non quella elaborata dagli umani). Per mettersi in relazione con queste entità superiori, per trovare una mediazione, le forme umane non sembrarono inizialmente accettabili. Si preferì ricorrere alla materialità pura e semplice di una pietra, di un pezzo di legno, di una roccia o di un albero, che divennero oggetti di culto: nel loro altero mutismo di cose, essi davano l’idea di racchiudere perfettamente, come in un tabernacolo, l’essenza divina, sentita come non rappresentabile perché radicalmente altra. Ecco, anche Necessità fa parte delle potenze senza volto.

L’assenza del volto non la rende tuttavia irriconoscibile. Un metodo per vedere la dea c’è. Camminando appena un poco nell’entroterra della Grecia, fuori dalle piste battute (non è così difficile riuscirci, ancora oggi), in un dato momento finirete con il notare una pietra isolata, stranamente lucida in mezzo alla polvere, a un incrocio di stradine sterrate; o un ciottolo allungato e sensibilmente più grande di tutti gli altri intorno, quasi una colonna in miniatura, che sembra indicarvi una direzione, anche se davanti a voi non si apre alcun passaggio, solo un terrapieno o una scarpata.



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