La Violoncellista by Daniel Silva

La Violoncellista by Daniel Silva

autore:Daniel Silva [Silva, Daniel]
La lingua: ita
Format: epub
editore: HarperCollins Italia


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Quai du Mont-Blanc, Ginevra

Ludmilla Sorova telefonò a Isabel alle dieci di lunedì mattina. Isabel attese fino a giovedì prima di richiamarla. Il suo tono fu pratico e spiccio: una donna dall’agenda pienissima. Quello di Ludmilla fu stizzoso: chiaramente, aveva pensato che la chiamata di Isabel sarebbe giunta prima. Tuttavia, tentò di impegnarla in chiacchiere preliminari sulla sua esibizione al Kunsthaus. A quanto pareva, al signor Akimov era piaciuta immensamente.

Isabel si affrettò a riportare il flusso della conversazione sulla ragione originaria della sua telefonata, ovvero la richiesta da parte del signor Akimov di un incontro con Martin Landesmann. Quest’ultimo aveva due finestrelle vuote nell’agenda della settimana successiva – martedì alle tre e mercoledì alle cinque e un quarto – ma, per il resto, era impegnato in incontri e videoconferenze in vista della sua nuova iniziativa, la Global Alliance for Democracy. Ludmilla disse che si sarebbe consultata con il signor Akimov e che avrebbe ricontattato Isabel alla fine della giornata. Isabel le suggerì di non titubare perché il tempo del signor Landesmann era limitato.

Terminò la chiamata e poi trascrisse la data, l’ora e l’argomento sul suo registro rilegato in cuoio della GVI. Dopo aver sollevato lo sguardo, notò che sul suo cellulare la attendeva un messaggio di testo.

Ottima performance.

Cancellò il messaggio e, dopo essersi alzata, seguì i suoi nuovi colleghi nella luminosa sala riunioni della GVI. Era una forza lavoro sorprendentemente ridotta: dodici analisti dalle credenziali accademiche esagerate, selezionati per rispondere a requisiti di pluralismo in materia di identità di genere ed etnia, tutti giovani, attraenti, impegnati e convinti che Martin fosse davvero il santo patrono della responsabilità aziendale e della giustizia ambientale che proclamava di essere.

Si riunivano due volte al giorno. La riunione del mattino era dedicata a investimenti e acquisizioni progettati o pendenti; nel pomeriggio discutevano dei progetti all’orizzonte. Oppure, con l’enfasi usata da Martin, del «futuro come ci piacerebbe che fosse». La natura delle discussioni era volutamente indisciplinata e il tono immancabilmente garbato. Non c’era nessuna delle faide sanguinose e delle sciocche contrapposizioni di ego da ufficio tipiche delle riunioni della RhineBank, soprattutto di quelle della sede di Londra. Martin, con la camicia elegante dal colletto sbottonato e la giacca sportiva di sartoria, brillava di intelligenza e immaginazione. Di rado pronunciava una frase che non contenesse le parole sostenibile o alternativo. Era sua intenzione far partire l’economia post-pandemia del domani: un’economia verde, a emissioni zero, che soddisfacesse le esigenze dei lavoratori tanto quanto dei consumatori e che mettesse il pianeta al riparo da ulteriori danni. Persino Isabel, suo malgrado, si lasciò commuovere dalla sua performance.

Lui le chiese di trattenersi mentre gli altri sfilavano fuori dalla sala. «Com’è andata la sua telefonata?» chiese.

«Se dovessi tirare a indovinare, incontrerà Arkady martedì pomeriggio alle tre.»

Sorridendo, Isabel tornò nel suo ufficio e trovò la luce rossa lampeggiante di un messaggio in arrivo sul telefono. Era una spasmodica Ludmilla Sorova che chiamava per dire che il signor Akimov era libero per l’incontro con il signor Landesmann sia martedì che mercoledì, ma che preferiva martedì.



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