La vita nelle mani by Giorgio Cosmacini

La vita nelle mani by Giorgio Cosmacini

autore:Giorgio Cosmacini [Cosmacini, Giorgio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia e Società
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2019-02-15T00:00:00+00:00


4. Anatomia e chirurgia: destini incrociati, atto secondo

L’Opus magnum di Andrea Vesalio segna una tappa storica: falsificando in oltre duecento punti l’anatomia di Galeno, grazie alla scoperta di fatti anatomici non corrispondenti a quelli descritti nei testi galenici, l’opera inaugura la rivoluzione scientifica da cui nasce la medicina moderna. Ma non è per tale indiscutibile importanza teorico-sperimentale che essa ha un posto di rilievo nella storia della chirurgia; l’importanza, in questo campo, sta altrove.

Dal 1547 Vesalio è stabilmente via da Padova e dall’Italia. La fama raggiunta, a scorno della campagna diffamatoria scatenata contro di lui dai difensori, perdenti, della vecchia anatomia, gli ha procurato la nomina di «medico familiare ordinario» dell’imperatore, il che significa, nella fattispecie, chirurgo consulente dell’archiatra e chirurgo militare nell’esercito imperiale. Oltreché assistere Carlo V nella lotta quotidiana contro l’artrite gottosa di cui soffre terribilmente, Vesalio si prodiga nella cura dei feriti di guerra, superando qualche difficoltà nel passare dalla «anatomia chirurgica» esercitata in Italia alla «chirurgia anatomica» esercitata sui campi di battaglia.

Se gli anni che vanno dalla pace franco-imperiale di Crépy (18 settembre 1544) alla pace di Augusta con i principi protestanti tedeschi (25 settembre 1555) sono per Carlo V tormentosi per la «chiragra» che gli trafigge le mani e la «podagra» che gli attanaglia i piedi, gli stessi anni sono per Vesalio un periodo di scarso ascolto da parte di un paziente difficile, che «mangiava e beveva proprio quel che meno gli s’addiceva» fino al punto di ridursi, da «giostratore il più gagliardo de’ suoi tempi», «a dover essere portato in lettiga come un povero storpio»20.

Quando il «suo» imperatore (Carlo V, nativo di Gand, è fiammingo come lui) esce di scena autoesiliandosi nel monastero di san Jerónimo de Yuste in Estremadura, Vesalio, premiato con il titolo di «conte palatino» per i servigi prestati, è inviato dal nuovo re di Spagna Filippo II al capezzale del re di Francia Enrico II (padre di Elisabetta, moglie di Filippo) trapassato nell’occhio sinistro e nel cervello dalla lancia di un suo rivale in torneo. Nell’occasione si incontra con un chirurgo francese molto bravo, anche se molto discusso, chiamato a consulto dal «primo medico del re», Chapelain, dietro ordine di Caterina de’ Medici, moglie di Enrico.

Il chirurgo è Ambroise Paré (1510-1590). Egli ha iniziato la propria carriera come barbiere, nella natia Laval, proseguendola poi come servente nel parigino Hôtel-Dieu e come «chirurgo di veste corta», o chirurgo minore, al seguito delle truppe francesi scese in Piemonte a rivendicare i diritti accampati da Francesco I sul ducato di Milano. All’assedio di Avigliana, il ventottenne chirurgo ha compiuto la sua prima, grande scoperta.

Così ce la racconta egli stesso:

A quel tempo ero ancora un chirurgo in erba, perché non avevo mai visto trattare le ferite da archibugio; è bensì vero che avevo letto in Giovanni da Vigo [...] che le ferite fatte da armi da fuoco sono velenose a causa della polvere e che per curarle egli raccomanda di cauterizzarle con olio di sambuco [...] bollente.

Paré si adegua.



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