L'amatore by Roberto Piumini

L'amatore by Roberto Piumini

autore:Roberto Piumini
La lingua: ita
Format: mobi
Tags: Romanzo
pubblicato: 2013-01-19T23:00:00+00:00


Vienna, 1893 - Gli sguardi

Il concerto era finito, e il pubblico sfollava nell'atrio. L'esecuzione era stata eccellente, a tratti emozionante: lo si notava dal tono basso delle voci, dal rispettoso brusio del pubblico che lasciava la sala, scendeva a cascata le scale di marmo rosa e attraversava il salone sfolgorante dell'atrio, restio a saluti e conversazioni, come fossero irriverenze verso il recente ascolto, disturbo all'alone che la musica aveva lasciato nell'anima.

Fu in quell'atmosfera sospesa, delicata, che Lorenz Kandel la vide per la prima volta. Al braccio del marito, elegante e dignitoso quarantacinquenne dalla corporatura robusta ma non pesante, la donna, in un sobrio vestito da sera verde scuro, s'avviava verso la porta centrale dell'atrio, accanto alla quale sostavano, placido trittico mormorante, Lorenz, Frederick Slansky, pittore come lui, e Oswald Deneher, editore d'arte.

Fermandosi ogni tanto all'incontro di un conoscente, scambiando poche parole di saluto e commento al concerto, la coppia si avvicinava all'uscita. Quel sostare e ripartire, comune ad altre coppie e singole persone, sembrava una strana, placida danza, eseguita coralmente nel grande salone, al suono di una musica muta.

Lorenz ebbe modo di guardare con agio il volto di lei, appena inclinato in un ammiccamento preventivo, cui si aggiungeva quasi sempre un sorriso quieto, ascoltando o pronunciando le parole di saluto.

«Franziska Von Nemeck, nata Wissau,» bisbigliò Oswald, cui nulla sfuggiva, notando lo sguardo intenso dell'amico. «Residente da pochi mesi a Vienna, proveniente da Salisburgo».

«L'avrei notata già prima, diversamente,» mormorò Lorenz aggrottando la fronte.

Slansky, incuriosito dalle sommesse parole dei compagni, seguì i loro sguardi. Osservò la donna per qualche istante, e notò a bassa voce:

«Ecco a voi, signori, la tipica bellezza non-classica che piace a Lorenz».

«"Non-classico" è un concetto vago quanto "classico", vecchio mio,» disse Lorenz, sempre lievemente corrucciato, abbassando per un attimo il volto, come per un fuggevole confronto di quanto aveva visto con un'immagine della sua memoria. Poi lo rialzò, guardò di nuovo Franziska e bisbigliò: «Ma questa donna, questa madonna del pensiero, come mi va di definirla, è il capolavoro».

«La dipingerai, dunque?» chiese Oswald.

«Se umanamente possibile, sì,» rispose Lorenz.

«Che c'è d'impossibile per un pittore invaso dal demone?» scherzò Slansky, accendendosi una sigaretta.

Lorenz lo guardò di traverso per un attimo, con una smorfia di affettuosa minaccia, poi tornò a osservare la donna, che sfiorava in quel momento con due dita una tempia, impercettibile segno di stanchezza.

La coppia, ormai avviata all'uscita, passò davanti a loro. I tre salutarono insieme con un piccolo inchino, cui l'uomo rispose abbassando la faccia, lievemente perplesso, dato che non ricordava di conoscere nessuno di loro.

Franziska, accentuando appena l'inclinazione del collo, percorse con gli occhi i volti dei tre uomini. Trattenne con un piccolo sforzo il sorriso, percependo con sicurezza che, poco prima, avevano parlato di lei.

I Von Nemeck abitavano una grande casa di pietra rossa circondata da un vasto giardino, in cui crescevano, fra quelle locali, alcune piante esotiche compatibili con il clima di Vienna. Era stato progettato un secolo prima da un ricco commerciante di legname, e i tre successivi proprietari avevano cercato di onorarne l'originalità.



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