L'amore e il dolore by Eva Giusti

L'amore e il dolore by Eva Giusti

autore:Eva Giusti [Giusti, Eva]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2023-05-11T12:00:00+00:00


LA CURA

«Quando pensi di avere tutte le risposte, la vita ti cambia tutte le domande.»

Charlie Brown

1

«Mamma, perché sei sempre a letto?»

«Bom dia.»

«Buongiorno» rispondo assonnata all’infermiera che, ogni mattina, mi dà la sveglia alle cinque in punto con un prelievo del sangue. Non esattamente il risveglio migliore del mondo.

«La notte è trascorsa bene?»

«Sì, grazie. Il problema, più che altro, è la sveglia» ridiamo insieme mantenendo un tono basso, nonostante il chiacchiericcio e le porte che si aprono e chiudono. Il suono delle ruote dei carrelli che riecheggia dal corridoio indica che l’equipe del reparto è già in piena attività.

Le porgo il braccio sinistro, come di consueto. Il destro è già occupato dalla fisiologica; ci sono voluti ben quattro tentativi per trovare la vena giusta per attaccarla quella flebo. Veias bailarinas le chiamano, le mie. Ballerine, mi fa sempre sorridere questa espressione considerata la mia passione per la danza.

«Picadinha chata» dice lei per avvisarmi quando sta per inserire l’ago nel braccio.

«Abbiamo quasi finito.» Accompagna con dolcezza tutto il procedimento, mentre passa rapida da una provetta all’altra, miscelando adeguatamente il contenuto capovolgendole una a una ripetutamente. Sono tesa ma non troppo, essere assonnata ha il suo beneficio e ormai per dirla tutta ci ho fatto l’abitudine. Mi viene quasi da ridere al pensiero che per anni quando dovevo sottopormi a un prelievo del sangue chiedevo di farmi stendere sul lettino, perché più volte mi è accaduto di svenire. Oggi guardo le provette riempirsi e non provo alcuna sensazione di sconforto: con tutto quello che ho passato non c’è poi da meravigliarsi.

«Pronto!» estrae l’ago, tiene premuto il cotone per qualche istante sulla pelle e poi applica un piccolo cerotto dalla forma rotonda.

«Buona giornata, Eva» dice sorridente, mentre si allontana con in mano la sua valigetta infermieristica dove ha sistemato meticolosamente le dieci provette con l’etichetta che riporta il mio nome completo.

«Obrigada, igualmente!» rispondo, augurandole lo stesso. Sono tutti così gentili qui e questo fa davvero la differenza.

Provo a riprendere sonno, senza successo. Il tempo passa lento quando la routine è scandita da farmaci e pasti a orari precisi, prelievi, esami clinici, visite di medici e infermieri, cambi di flebo, ma anche di lenzuola e asciugamani.

Passano pigre un paio d’ore, una tortura per me che sono una persona molto attiva, poi finalmente arriva l’addetta alle colazioni. Riconosco il suono delle stoviglie fin da lontano, e già pregusto il sapore della marmellata alla fragola, finché Dona Lurdes, una signora sorridente della quale non saprei definire l’età, entra nella mia stanza: «Bom dia, meninas».

Questo sì che è un bel buongiorno. La sua voce squillante, nonostante indossi una uniforme grigia scura, dà colore e allegria alla camera fino a un attimo prima pallida e spenta. Ci chiama ragazze ed è buffo, considerato che io e la donna sdraiata sul letto di fianco non lo siamo più da un bel po’ di tempo. Sarà che in ospedale con tutto quello che passiamo sembra di portare molti più anni sulle spalle di quelli documentati sul certificato di nascita.

Il mio è



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