Lavorare meno, lavorare diversamente o non lavorare affatto by Serge Latouche

autore:Serge Latouche [Latouche, Serge]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bollati Boringhieri
pubblicato: 2023-07-28T22:00:00+00:00

Al Nord: vivere e lavorare diversamente20

Mentre le istituzioni internazionali, guardiane del Tempio, e i loro accoliti tentano di riappropriarsi delle pratiche popolari al Sud e di reinserirle nella direzione «giusta» (lavoro salariato e impresa economica, produzione e consumo), la grande società si decompone nel suo territorio. Le logiche di rete colonizzano le imprese e la società formali nello stesso Nord. La logica della flessibilità, tanto esaltata dal padronato, distrugge anche il lavoro formale, anche se sono rari i «creativi culturali» dotati di un forte capitale simbolico, nel senso indicato dal sociologo Pierre Bourdieu, capaci di mettere a profitto la pseudo-indipendenza di una auto-imprenditorialità o di una forma di rapporto salariale intermittente e alla carta.21 Lo sviluppo più o meno forzato del telelavoro dovuto alla pandemia di Covid-19 nel 2020 e il ricorso all’intelligenza artificiale derealizzano ulteriormente il lavoro. L’informalizzazione del formale deriva non soltanto dal fatto che le imprese penetrano e affondano nell’invisibile, ma anche dalla cancrena della totalità dello spazio sociale indotta da questo nuovo modo di essere, senza ovviamente trascurare tutte le situazioni negative o gli sviluppi deleteri già menzionati a proposito dell’informale africano (economie mafiose e criminali).22

Al Nord, tuttavia, quando si parla di attività «alternative» si pensa innanzitutto ai progetti volontari e volontaristici di costruzione di mondi differenti: le cooperative, l’economia solidale, i neorurali ecc. Insomma tutta la nebulosa che ormai viene classificata come economia sociale e solidale (e che in Francia beneficia di un apposito ministero), oppure come terzo settore o economia non lucrativa (no profit). All’origine di queste imprese, anche molto diverse tra loro, ci sono individui o gruppi che rifiutano totalmente o parzialmente il mondo in cui vivono e che tentano di dare vita a qualcosa d’altro, di vivere diversamente: in particolare di lavorare o di produrre diversamente in strutture innovative, eventualmente anche riappropriandosi della moneta per farne un uso diverso (come nei sistemi di scambio locale), secondo una logica diversa da quella dell’accumulazione illimitata e dell’esclusione sistematica dei perdenti. Tuttavia, accanto a esperienze di questo tipo, la gran parte del «continente» del lavoro informale si avvicina molto di più a quello che si riscontra al Sud (anche se in un contesto molto diverso) che all’utopia associativa conviviale. Gli «alternativi» del Nord non hanno molta scelta. Assai spesso sono degli esclusi, dimenticati, disoccupati in scadenza di sussidio o candidati alla disoccupazione, immigrati più o meno clandestini, sans-papiers ricattabili a volontà. Siamo lontani, se non agli antipodi, dagli esclusi per rifiuto come quelli della comunità di Longo maï, delle comunità dell’Arche o della Nef des fous, per citare esperienze ormai mitiche.23

Tuttavia, nella maggioranza dei casi, si ritrovano l’ibridazione delle logiche del dono e del mercato, il clientelismo, la corruzione, mescolati con strategie relazionali, con la pluriattività e la flessibilità, così come la coesistenza di forme ignobili di caporalato e di solidarietà conviviale e gioiosa di famiglie o quasi-famiglie. Tutto questo fa la ricchezza antropologica di un mondo nebuloso che paradossalmente si trova fuori dal mercato, fuori dall’economia, fuori dalla globalizzazione, fuori dalle logiche dominanti e al tempo stesso completamente immerso in tutto questo.

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