Le banche e l'economia italiana by Francesco Cesarini Giorgio Gobbi

Le banche e l'economia italiana by Francesco Cesarini Giorgio Gobbi

autore:Francesco , Cesarini,Giorgio, Gobbi [Cesarini, Francesco Gobbi, Giorgio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Economia, Farsi un'idea
ISBN: 9788815313744
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2013-10-14T22:00:00+00:00


FIG. 7. Attività finanziarie complessive in rapporto al Pil.

Fonte: Banca d’Italia e Istat per i dati italiani. Per gli altri paesi: Banque de France e Insee (Francia); Deutsche Bundesbank (Germania); Banco de España (Spagna); Eurostat e Bce (per i paesi dell’area dell’euro); Bank of England e Central Statistical Office (Regno Unito); Federal Reserve System – Board of Governors e Bureau of Economic Analysis (Stati Uniti).

Nella prima fase – che si estende fino alla fine del decennio per i paesi qui considerati – l’aumento delle attività finanziarie è stato pari in media a circa due volte il Pil. L’espansione della finanza in questo periodo fu guidata soprattutto dallo sviluppo dei mercati. Negli Stati Uniti la rivoluzione nelle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni si accompagnò a un forte miglioramento della produttività nell’economia, che alimentò un aumento dei profitti e un rialzo delle quotazioni delle imprese. Le condizioni favorevoli per raccogliere capitali sui mercati assecondarono la quotazione in Borsa di numerose società attive sulla frontiera dell’informatica, le cosiddette dotcom. I guadagni di produttività permisero all’economia statunitense di realizzare una crescita sostenuta senza generare pressioni sui prezzi. Ciò consentì alla banca centrale di mantenere il costo del denaro su livelli contenuti, fattore questo che contribuì a sua volta ad alimentare l’espansione della finanza. Gli ingenti investimenti che affluirono ai settori di frontiera dell’innovazione tecnologica alimentarono ulteriormente la crescita delle quotazioni di Borsa, alla quale seguì una brusca correzione agli inizi del nuovo decennio. Il valore delle attività finanziarie in rapporto al Pil registrò questa correzione e iniziò a ridursi, proseguendo nella flessione fino al 2002.

L’ondata di euforia legata alle nuove tecnologie, così come il rialzo dei prezzi azionari, fu un fenomeno comune a tutte le principali economie, ma interessò in misura più ampia i paesi anglosassoni. I guadagni in termini di produttività e di crescita economica ebbero invece motivazioni e diffusione molto meno omogenee. In Europa, in quegli anni, il fattore propulsivo più importante per l’espansione della finanza derivò dall’introduzione della moneta unica. Per paesi come l’Italia, che provenivano da decenni di tensioni inflazionistiche e da ricorrenti svalutazioni del cambio, le prospettive di stabilità offerte dall’unione monetaria definirono un quadro particolarmente favorevole allo sviluppo del credito e delle transazioni finanziarie.

Il contributo delle banche in questa prima fase di crescita delle attività finanziarie fu relativamente contenuto in tutti i paesi. Lo sviluppo dei mercati stava cambiando il loro ruolo, spostandone l’attività dall’intermediazione diretta, costituita dalla raccolta di depositi e dall’erogazione di prestiti, verso la negoziazione e l’offerta di servizi finanziari. La concorrenza proveniente dall’esterno e quella sviluppatasi all’interno dei tradizionali mercati bancari innescarono vasti processi di concentrazione in molti paesi, con un notevole incremento della dimensione media degli intermediari. Alla crescita delle dimensioni sui mercati interni, si accompagnò un vasto processo d’internazionalizzazione degli intermediari dei paesi avanzati che allargarono la loro attività verso i paesi emergenti. La presenza di operatori esteri nei sistemi finanziari di questi paesi cominciò a crescere molto rapidamente nel corso degli anni ’90 e proseguì fino alla crisi argentina del 2002.



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