Le Leggi by Platone

Le Leggi by Platone

autore:Platone [Platone]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-26T12:23:53+00:00


ATENIESE: Per quanto riguarda i danni e i guadagni ingiusti, nel caso in cui, cioè, un tale, comportandosi ingiustamente, faccia guadagnare un altro, di questi mali, in quanto essi sono mali dell’anima, bisogna curare quelli curabili: e la guarigione dell’ingiustizia dobbiamo dire che si volge in questa direzione.

CLINIA: Quale?

ATENIESE: La legge dovrà istruire chiunque commette un’ingiustizia, grande o piccola che sia, e dovrà costringerlo a non avere neppure più il coraggio di commettere volontariamente una simile ingiustizia in avvenire, o comunque in misura molto minore, oltre al risarcimento del danno. Questo deve avvenire sia con i fatti, sia con le parole, con i piaceri o con i dolori, con gli onori o i disonori, con le multe o i doni, o anche in qualsiasi altro modo si dovrà far sì che si detesti l’ingiustizia, e si ami, o per lo meno non si detesti la natura del giusto, e questo è appunto compito delle leggi più belle. E se il legislatore si rende conto che uno è incurabile sotto questo aspetto, quale pena e quale legge stabilirà in questi casi? E sapendo che per tutti costoro sarebbe meglio non vivere, e che gioverebbero doppiamente agli altri se abbandonassero la vita, diventando da un lato un esempio per gli altri perché non commettano ingiustizie, e facendo in modo, dall’altro, che lo stato venga abbandonato dagli uomini malvagi, così, riguardo a questa gente, è necessario che il legislatore punisca le colpe commesse assegnando loro la morte, e non si comporti affatto in alcun altro modo.

CLINIA: Mi pare che tu parli in modo assai conveniente, ma noi ascolteremmo con molto più piacere un’esposizione ancora più chiara che riguardi la differenza fra ingiustizia e danno, fra azioni volontarie e involontarie, e su come queste cose si compongono variamente fra loro.

ATENIESE: Tenterò di agire e di parlare come mi consigliate.

è chiaro che parlando fra di voi e sentendo parlare dell’anima, sapete che una sua proprietà e una parte della sua natura è costi- tuita dall’ira, litigiosa e ribelle, suo naturale possesso, che insieme ad una violenza irrazionale determina molti sconvolgimenti.

CLINIA: Come no?

ATENIESE: Noi dunque diciamo che il piacere, che non lo si può proprio definire identico all’ira, esercitando il suo dominio con una forza contraria all’ira, riesce a far fare, con la persuasione unita ad una seducente violenza, tutto ciò che la sua volontà desidera.

CLINIA: Certamente.

ATENIESE: E se si dicesse che l’ignoranza è la terza causa dei delitti, non si direbbe una menzogna: a questo proposito sarebbe meglio che il legislatore la dividesse in due, ritenendo che di essa vi è una forma semplice che è causa di errori leggeri, e una forma doppia, quando non si è soltanto oppressi dall’ignoranza, ma anche da una certa credenza di saggezza, per cui si crede di essere pienamente sapienti riguardo a ciò che non si conosce affatto.

Il legislatore considererà tali mali, accompagnati dal vigore e dalla forza, causa di gravi e di grossolani delitti, mentre se accompagnati dalla debolezza, li considererà errori propri dei bambini e dei



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