Le macchine Infernali by K.W. Jeter

Le macchine Infernali by K.W. Jeter

autore:K.W. Jeter [Jeter, K.W.]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2015-09-03T16:00:00+00:00


9

Un recital interrotto

— Quell’uomo è pazzo! Dobbiamo fermarlo! Prima che distrugga il mondo!

Anche dietro le lenti blu, lo sguardo di commiserazione di Scape era perfettamente leggibile. Portò alle labbra una bottiglia di porto, identica a quella della riserva privata di Lord Bendray che anch’io avevo assaggiato, poi si ripulì la bocca col dorso della mano. — Ti ha ripetuto la solita vecchia tirata? Che svitato. — Scosse la testa, disgustato.

Ero ancora senza fiato dopo la frenetica fuga dal laboratorio sotterraneo di Lord Bendray; avevo le mani escoriate per le collisioni con gli archi in pietra. Guidato solo dalla disperazione, avevo ritrovato alla cieca la via del ritorno nel maniero, e alla fine avevo rintracciato Scape in una delle stanze al primo piano, seduto in maniche di camicia sull’angolo di un letto. Il mio cervello era ancora ossessionato dalla voce tremula e dalle parole che pronunciava. — Ma non capisce? — urlai. — Il cataclisma… Tutto in frantumi… Come soldati in marcia…

La signorina McThane apparve dal bagno adiacente. A braccia nude, si massaggiava i capelli bagnati con una salvietta. — Cosa sono tutti questi strilli?

Scape puntò il pollice su di me. — Il vecchio Bendray ha appena raccontato a Dower che vuole fare saltare in aria il mondo.

— Oh, “quello”. — La signorina McThane uscì dalla stanza.

Afferrai Scape per la spalla. — Ma dobbiamo fare qualcosa…

Lui mi scrollò via. — E calmati, Cristo santo. Non posso credere che solo adesso il tuo cervelletto abbia realizzato che Bendray è pazzo.

— Ma la macchina sotto il maniero…

— È andato. Completamente partito. L’ho capito la prima volta che ho messo gli occhi sullo stronzo. Ecco da dove esce tutta quella roba sull’idea di fare a pezzi il mondo. Dal suo piccolo cranio svitato.

Indietreggiai di un passo. — Vuole dire che non è vero?

— Oh, merda. — La bottiglia ritrovò la via della sua bocca. — Non riuscirebbe a rompere un uovo con quel mucchio di spazzatura. Il tuo vecchio stava imbrogliando Bendray. Una delle sue molte truffe, a dire il vero. Ti ha raccontato le panzane sugli esseri di altri pianeti che se ne vanno a spasso in cielo? Sì, già. Be’, io ho i miei sospetti anche sull’origine di quelle idiozie. Lui e il resto dei suoi amici di quella balorda Regia Anti-Società. Se uno di loro voleva qualcosa, dalla macchina del moto perpetuo a… qualunque cosa, un paio di trampoli a molla da usare sul soffitto, o un’altra maledetta robaccia, tuo padre la metteva assieme per loro. Sono quasi tutti talmente senili da non accorgersi nemmeno se un aggeggio funziona o no.

— Dico… — Ero stupefatto. Quello era un aspetto, per ciò che implicava, del carattere di mio padre nel quale non mi ero mai imbattuto. — Non posso crederlo.

— “Andiamo”, Dower. Due minuti fa starnazzavi come un’anitra, strillavi che il mondo sta per fare bang. Devi darti una calmata, uomo.

I miei pensieri, che erano stati così agitati, cominciarono a disporsi in una sorta di ordine. — Allora il Regolatore, il congegno che lei mi ha fatto portare da Londra…

— Tranquillo — disse Scape.



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