Le ragazze by Emma Cline

autore:Emma Cline [Cline, Emma]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
ISBN: 9788858424063
editore: Einaudi
pubblicato: 2016-09-26T16:00:00+00:00

8.

Le foto della casa di Mitch scattate dalla polizia la fanno sembrare asfissiante e sinistra, quasi votata al suo destino. Le grosse travi scheggiate sul soffitto, il caminetto di pietra, i suoi tanti livelli e corridoi, quasi fosse uscita da una delle litografie di Escher che Mitch collezionava, comprandole da una galleria di Sausalito. La prima volta che vidi la casa, ricordo che la trovai sobria e vuota come una chiesa lungo la costa. C’erano pochissimi mobili, e grandi finestre a forma di V. Pavimenti a spina di pesce, scalini bassi e larghi. Dalla porta di ingresso già si vedeva la superficie nera della baia che si estendeva dall’altro lato della casa, la riva scura e rocciosa. E le case galleggianti che urtavano placidamente l’una contro l’altra, come cubetti di ghiaccio.

Mitch ci versò qualcosa da bere mentre Suzanne apriva il frigo. Canticchiando una canzoncina mentre sbirciava tra i ripiani. Facendo versi di approvazione o disapprovazione, sollevando la carta argentata da una ciotola per annusarne il contenuto. Nei momenti del genere mi lasciava ammirata. Per la spavalderia con cui si muoveva nel mondo, in casa d’altri, e guardai i nostri riflessi tremolare sulle finestre nere, i capelli sciolti sulle spalle. Eccomi qui, nella cucina di quest’uomo famoso. Un uomo di cui avevo sentito la musica alla radio. La baia fuori dalla porta, lucida come cuoio verniciato. E quant’ero felice di essere lí con Suzanne, che sembrava chiamare all’esistenza queste cose.

Mitch quel pomeriggio aveva un appuntamento con Russell. Ricordo che trovai strano il fatto che Mitch fosse in ritardo. Le due erano passate, e lo stavamo ancora aspettando. Tacevo, come tutti gli altri, e il silenzio fra noi si espandeva. Un tafano mi punse la caviglia. Non avevo voluto scacciarlo perché c’era Russell a pochi metri da me, seduto sulla sua poltrona con gli occhi chiusi. Lo sentivo canticchiare piano a bocca chiusa. Russell aveva deciso che la cosa migliore era che Mitch, arrivando, lo trovasse seduto lí, circondato dalle sue ragazze, con Guy accanto: il menestrello con il suo pubblico. Era pronto a esibirsi, aveva la chitarra sulle ginocchia. Il piede nudo che ballonzolava su e giú.

C’era qualcosa di strano nel modo in cui Russell passava le dita sulla chitarra, premendo le corde senza suonarle: un nervosismo che ancora non sapevo come interpretare. Non alzò gli occhi quando Helen cominciò a sussurrare a Donna, un sussurro bassissimo. Stava dicendo qualcosa su Mitch, forse, o riferendo qualche stupidaggine detta da Guy, ma vedendo che Helen continuava a parlare, Russell si alzò in piedi. Si fermò un attimo ad appoggiare la chitarra contro la poltrona, assicurandosi che fosse stabile, poi si avvicinò velocemente a Helen e le diede uno schiaffo in faccia.

Lei emise un guaito involontario, uno strano zampillo sonoro. Gli occhi sbarrati per il dolore stavano passando velocemente a un’espressione contrita, battendo in fretta le palpebre per trattenere le lacrime.

Era la prima volta che vedevo Russell reagire cosí, la sferzata di rabbia rivolta a una di noi. Non poteva averla picchiata davvero: era lo stupido bagliore del sole a renderlo impossibile, l’ora del pomeriggio.

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