Le vie della seta by Peter Frankopan

Le vie della seta by Peter Frankopan

autore:Peter Frankopan [Frankopan, Peter]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852082498
editore: Mondadori
pubblicato: 2018-01-21T05:00:00+00:00


Alla radice del problema c’era il fatto che la Gran Bretagna sapeva qual era la posta in gioco, e a rivelarglielo erano le risorse naturali scoperte in Persia, e che anche la Mesopotamia sembrava possedere. Una concessione petrolifera per quest’ultima fu approvata (anche se non formalmente ratificata) il giorno stesso dell’assassinio di Francesco Ferdinando, nel giugno 1914. Fu assegnata a un consorzio guidato dalla Turkish Petroleum Company, di cui era azionista di maggioranza la Anglo-Persian; le quote di minoranza erano detenute dalla Royal Dutch/Shell e dalla Deutsche Bank, tranne una piccola parte assegnata a Calouste Gulbenkian, l’intermediario d’eccezione che aveva preparato l’accordo.58 Al di là di qualunque promessa o impegno preso nei confronti dei popoli e delle nazioni mediorientali, la verità era che il futuro assetto di quelle terre lo stavano inventando dietro le quinte alti funzionari, politici e uomini d’affari con in mente una cosa sola: assicurarsi il controllo del petrolio e degli oleodotti necessari a pomparlo fino ai porti, dove veniva caricato sulle petroliere.

Ai tedeschi non sfuggì quello che stava accadendo. Un documento riservato, che finì poi in mani britanniche, asseriva che la Gran Bretagna aveva due obiettivi strategici principali: il primo era mantenere il controllo del canale di Suez, il cui valore sia strategico sia commerciale era unico; il secondo era assicurarsi la disponibilità dei campi petroliferi della Persia e del Medio Oriente.59 La valutazione era sagace. Il vastissimo impero transcontinentale britannico si estendeva su quasi un quarto del globo, ma a dispetto dei tanti e diversi climi, ecosistemi e risorse che comprendeva, era privo di una cosa fondamentale: il petrolio.

Per la Gran Bretagna, la guerra era l’occasione per porre rimedio alla mancanza di giacimenti significativi in qualunque parte dell’impero. «L’unica grande fornitura potenziale» scrisse Sir Maurice Hankey, pedante segretario del Consiglio di guerra, «è quella della Persia e della Mesopotamia.» Di conseguenza, prendere il «controllo di questi giacimenti petroliferi diviene uno degli scopi primari della guerra».60 Da un punto di vista militare non c’era nulla da guadagnare in quella regione, ribadì Hankey scrivendo lo stesso giorno al primo ministro David Lloyd George, ma la Gran Bretagna doveva agire con decisione se voleva «assicurarsi i preziosi pozzi petroliferi» della Mesopotamia.61

Non c’era sicuramente bisogno di insistere. Prima che la guerra finisse, il ministro degli Esteri britannico ebbe modo di esprimere con chiarezza la sua visione del futuro. Ci sarebbero stati senza dubbio problemi da risolvere, a proposito dello smembramento degli imperi avversari. «Non mi importa» disse il ministro a un uditorio di alto rango «con quale regime terremo il petrolio, se per mezzo di una concessione perpetua o di qualunque altro sistema, ma mi è molto chiaro quanto sia importante per noi poter disporre di quei giacimenti.»62

C’erano fondati motivi dietro a tanta risolutezza, e ai timori che vi erano sottesi. All’inizio del 1915 l’Ammiragliato consumava 80.000 tonnellate di petrolio al mese. Due anni dopo, a causa di un maggior numero di navi in servizio e della proliferazione di motori a olio combustibile, il quantitativo era più che raddoppiato, fino a toccare le 190.



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