LeadHers: Donne e storie di straordinaria normalità (Italian Edition) by Tonia Cartolano

LeadHers: Donne e storie di straordinaria normalità (Italian Edition) by Tonia Cartolano

autore:Tonia Cartolano [Cartolano, Tonia]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2022-11-03T00:00:00+00:00


5 – L’importanza di chiamarsi Titti

Titti Postiglione è il Vice Capo del Dipartimento della Protezione Civile italiana, dove è entrata nel 1999. È stata la prima giovane donna europea a capo di una Sala di gestione delle emergenze. Ed è sempre in prima linea durante i tanti disastri che hanno investito il nostro Paese.

"Nel terremoto del 1980 avevo nove anni.

Stavo giocando con mia sorella,

ricordo una scossa pazzesca.

Quella notte dormimmo in macchina.

I miei genitori furono bravi a trasmetterci

l’urgenza di sapere cosa fare

ma anche la calma di affrontare le cose.

Un insegnamento che per me

si è rivelato fondamentale,

sia nella vita che nel lavoro."

Forse è la prima volta che mi siedo a prendere un tè con Titti, eppure ci conosciamo da venticinque anni, da quando eravamo due ragazze intente a intrecciare sogni ambiziosi tra i capelli, a riempire le tasche di sfide mirabolanti e gli occhi di portentose idee, figlie del nostro Sud.

Immacolata Postiglione, oggi Vice Capo del Dipartimento della Protezione Civile, è una delle donne più impegnate che abbia mai conosciuto. Insieme abbiamo condiviso numerose pagine della storia difficile del nostro Paese, complesse e significative. Io le raccontavo, lei era lì a tentare ogni volta di gestirle.

Che la vita di Titti sarebbe stata votata all’emergenza è stato chiaro fin da quando è nata cinquant’anni fa a Salerno o, strano immaginarlo, addirittura prima.

È infatti ancora nella pancia della mamma quando nel giro di sei mesi, a causa di un feroce neuroblastoma muore suo fratello Pier Paolo, di appena cinque anni e mezzo.

Si può parlare di perdita di qualcosa che non si è mai avuto, di qualcuno che non si è mai conosciuto? Io credo di sì. Ogni perdita, vissuta anche indirettamente, condiziona spigoli e curve della nostra identità, la forma dei sentimenti prossimi, la capacità e il modo di reagire. Quello di Titti è sicuramente un lutto molto particolare, vissuto attraverso lo schermo tanto infrangibile quanto fragile di un utero, in contatto viscerale con le sensazioni più intime, inconfessabili e potenti che una madre possa provare.

È con un certo pudore che tento di immaginare cosa possa significare ritrovarsi a mediare tra la vita che ti cresce dentro e la morte che ti inghiotte fuori; come si possa sopravvivere alla straziante lotta tra due tempi opposti, due sentimenti nemici, tra la più grande delle gioie e il più feroce dei dolori. Come si possa essere in grado di nascondere il senso incompiuto della vita alla vita che hai dentro, proteggere e nutrire quella parte di te che si fa prepotentemente spazio tra i tuoi organi, da una te stessa alla deriva. Come si possa essere in grado di continuare ad amare senza smettere di soffrire.

Pier Paolo muore a febbraio, Titti nasce a maggio.

Al suo battesimo sono tutti vestiti di nero.

“Sono nata in un lutto e questa consapevolezza ha condizionato tutta la mia vita. Me ne accorgo solo oggi, rileggendo il mio passato”.

A due genitori che mentre seppelliscono il loro figlio devono preparare la culla per la piccola in arrivo non si può chiedere nulla e neppure si può pretendere la gioia senza limiti, perché il limite c’è.



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