Leggere Shakespeare a Kabul by Qais Akbar Omar - Stephen Landrigan

Leggere Shakespeare a Kabul by Qais Akbar Omar - Stephen Landrigan

autore:Qais Akbar Omar - Stephen Landrigan
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
ISBN: 9788854154742
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2013-12-31T23:00:00+00:00


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Dietro le quinte

Kabul, giugno 2005

Corinne vedeva gli attori ogni pomeriggio, ma il resto del tempo si occupava di altri aspetti dello spettacolo.

Dovette per esempio procurarsi i costumi. Aveva sentito parlare di una stilista chiamata Shahla Nawabi che si trovava allora a Kabul. Un giorno Corinne andò a trovare Shahla a casa della sua famiglia, a Shahr-e-Naw. Shahla era nata in Afghanistan, ma la sua famiglia era stata costretta ad andarsene quando lei aveva sette anni.

La sua famiglia è imparentata con l’ex re dell’Afghanistan, Zahir Shah, e con il Khan di Qalat, il signore dei baluchi che non hanno un paese di appartenenza, ma le cui terre si estendono tra Afghanistan, Iran e Pakistan. Questi legami avevano reso pericolosa la sua permanenza in Afghanistan dopo che il governo comunista aveva sostituito il sovrano al potere. Molti intellettuali e professionisti afghani scomparvero senza lasciare traccia in quel periodo.

Quando i talebani furono cacciati dall’Afghanistan alla fine del 2001, Shahla fu tra i primi afghani rifugiatisi all’estero a tornare a casa. Era diventata un’imprenditrice di successo in Inghilterra, e usò le competenze acquisite laggiù per creare un’impresa edile a Kabul.

Non aveva mai mandato avanti un’impresa edile, ma aveva creato una linea d’abbigliamento femminile per un grande magazzino inglese, Turnbull and Asser, per sette anni. Sapeva leggere un bilancio, insomma. Ed era decisa a fare qualcosa di utile a Kabul, qualcosa che non ci si aspettasse da una donna, e voleva contribuire a ricostruire il paese.

Quando Corinne la incontrò, stava costruendo tribunali e cliniche in diverse zone dell’Afghanistan. Usava parte della casa di famiglia a Kabul come ufficio. Lei e Corinne si trovarono per il tè in un salotto le cui pareti erano decorate da foto color seppia di antenati illustri.

Corinne spiegò a Shahla cosa stava facendo con Pene d’amor perdute. Shahla capì immediatamente l’essenza del progetto, e accettò di partecipare. Il budget per i costumi, però, era ridicolo: all’incirca 200 dollari. Tuttavia, con un poco di immaginazione, Shahla pensava di poter creare qualcosa di principesco e sontuoso. Dopo tutti quegli anni in cui aveva disegnato abiti e gioielli a Londra, era contenta di poter fare qualcosa di afghano.

Suggerì di ispirarsi, per i costumi, agli abiti indossati dalle tribù turkmene nel Nord dell’Afghanistan. Le donne turkmene sono di solito meno velate di quelle di altri gruppi come i pashtun. Un palcoscenico pieno di donne con il burqa faceva venire da ridere, ma sarebbe stata una provocazione per il pubblico.

Le donne turkmene portavano il velo sopra cappellini tondi che somigliavano vagamente a corone. Questo avrebbe dato alle ragazze una parvenza di regalità, più di un semplice foulard. Le donne turkmene portano anche gioielli elaborati, e le attrici avrebbero potuto fare lo stesso, per enfatizzare ulteriormente la posizione sociale dei loro personaggi. Meglio ancora, a differenza di altre popolazioni afghane i curdi indossano volentieri abiti dai colori sgargianti.

Per i ragazzi, Shahla propose una semplice shalwar ka­miz bianca, l’abbigliamento di base di ogni uomo afghano. Potevano ravvivarle con gilet scuri di velluto decorato, che si trovavano a prezzi ragionevoli al bazar.



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