L'Eleganza del Riccio by Muriel Barbery

L'Eleganza del Riccio by Muriel Barbery

autore:Muriel Barbery [Barbery, Muriel]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook gratuito - vietata la vendita
pubblicato: 2008-11-16T00:27:00+00:00


Capitolo quinto

Piacevole effetto

Ma Manuela, insensibile ai passi delle donne giapponesi, naviga già verso altri lidi.

«La Rosen fa un sacco di storie perché non ha due lampade uguali» dice.

«Davvero?» chiedo interdetta.

«Sì, davvero» mi risponde. «E allora? I Rosen in casa hanno un doppione di tutto,

perché hanno paura di rimanere senza. Conosce la storia preferita di madame

Rosen?».

«No» dico, affascinata dalle vette a cui ci sta conducendo questa conversazione.

«Durante la guerra suo nonno, che ammassava un mucchio di cose in cantina, ha

salvato la famiglia facendo un favore a un tedesco che cercava una spagnoletta per

ricucirsi un bottone dell’uniforme. Se non avesse avuto la spagnoletta, kaputt lui e tutti gli altri. Insomma, che lei ci creda o no, negli armadietti e in cantina madame Rosen ha un doppione di tutto. È più felice per questo? In una stanza ci si vede

meglio se ci sono due lampade uguali?».

«Non ci avevo mai pensato» dico. «È vero però che decoriamo gli interni con delle

ridondanze».

«Delle cosa?» chiede Manuela.

«Delle ripetizioni, come a casa degli Arthens. Stesse lampade e vasi doppi sul

camino, poltrone identiche ai lati del divano, due comodini appaiati, serie di barattoli simili in cucina...».

«Ora che mi ci fa pensare, non sono solo le lampade» riprende Manuela. «In

effetti, da monsieur Ozu non ci sono due cose uguali. E sa cosa le dico? Fa un effetto piacevole ».

«In che senso? Piacevole come?» chiedo.

Riflette un attimo, la fronte corrugata.

«Piacevole come dopo le feste, quando si è mangiato troppo. Penso ai momenti in

cui se ne sono andati tutti... Io e mio marito andiamo in cucina, preparo un brodino di verdure fresche, taglio a fettine sottili i funghi crudi e mangiamo il nostro brodo con i funghi dentro. Ci sembra di uscire da una tempesta, torna la calma».

«Non abbiamo più paura della privazione. Siamo felici del momento presente».

«Sentiamo che mangiare è una cosa naturale, il che è cosi».

«Possiamo approfittare di quello che abbiamo, senza che niente gli faccia

concorrenza. Una sensazione dopo l’altra».

«Sì, abbiamo di meno, ma ce lo godiamo di più».

«Chi può mangiare più cose alla volta?».

«Nemmeno il povero monsieur Arthens».

«Io ho due lampade uguali su due comodini identici» dico, ricordandomi

all’improvviso la faccenda.

«Anch’io!» dice Manuela.

Scuote la testa.

«Forse stiamo male per colpa del troppo».

Si alza, mi bacia e se ne torna dai Pallières, al suo lavoro di schiava moderna. Dopo che se ne è andata, resto seduta davanti alla mia tazza di tè vuota. È rimasto un

dolcetto che sgranocchio per golosità con i denti davanti, come un topo. Addentare

qualcosa con uno stile diverso è come degustare una nuova pietanza.

E medito, assaporando l’intempestività di questa conversazione. Quando mai si

sono viste domestiche e portinaie che, discorrendo durante l’ora di pausa, elaborano il significato culturale della decorazione d’interni? Vi sorprendereste di quello che si dicono le persone modeste. Preferiscono le storie alle teorie, gli aneddoti ai concetti, le immagini alle idee. Ciò non impedisce loro di filosofeggiare. Siamo dunque civiltà così corrose dal vuoto che viviamo solo nell’angoscia della privazione? Riusciamo a godere dei nostri beni o dei nostri sensi solo quando siamo certi di poterne



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