L'enigma dell'abate nero by Marcello Simoni

L'enigma dell'abate nero by Marcello Simoni

autore:Marcello Simoni
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
Tags: General, Historical, Fiction
ISBN: 9788822732965
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2019-06-23T22:00:00+00:00


32

Calato il sole, Bianca attese che Angelo e Buovo si addormentassero sulle loro brande di paglia per poi uscire dalla stalla senza far rumore. Era ancora persuasa che i religiosi di San Giovanni Battista l’avessero gabbata. Se si fosse presentata con abiti sontuosi e in groppa a un bel cavallo, quegli infami l’avrebbero senz’altro destinata a una sistemazione migliore. Su una cosa, però, suo cugino non aveva avuto torto: il tempo era poco.

Avvolta in un mantello da pellegrina con cappuccio a foggia di conchiglia, la donna s’incamminò quindi sotto un quarto di luna verso le mura nord-orientali di Ravenna, alla ricerca di un locale di malaffare in cui era attesa dall’uomo misterioso. Possedeva soltanto due indicazioni al riguardo, ma a suo parere più che sufficienti. La prima era il nome del ritrovo, Beldedoyz, che nella tradizione letteraria cortese significava luogo di svaghi. La seconda era l’ubicazione, che doveva collocarsi nei pressi di Porta Anastasia, al limite settentrionale della Platea Maior.

Individuare l’edificio, tuttavia, fu meno semplice del previsto.

Più si avvicinava alle fortificazioni, più la strada presentava svolte dirette in chissà quali oscuri budelli della città. L’illuminazione era scarsissima, a dispetto dei mille rumo-

ri che risuonavano nell’ombra. Le uniche cose che Bianca poté distinguere con chiarezza furono la cresta merlata di una rocca alla sua destra e alcune torri sul lato opposto, dalle cui sommità brillavano delle fiaccole. Davanti a lei, invece, sorgeva una nera cortina di mattoni. Soltanto quan-

do fu nelle sue prossimità, la donna poté notare la grande volta ad arco che un tempo doveva aver descritto i contor-

ni di una porta monumentale. Ora, però, il varco era stato murato.

Quella doveva essere Porta Anastasia, rifletté. Il luogo dell’incontro era vicino.

Ma prima di trovarlo, dovette passarci accanto per ben due volte.

Il Beldedoyz non era affatto il palazzo della cuccagna che si era aspettata, bensì un tugurio dal tetto di legno e dalle pareti d’incannucciata. Se non fosse stato per gli edifici che gli sorgevano tutt’intorno, offrendogli sostegno, un robusto acquazzone o una raffica di vento piuttosto impetuoso sarebbero stati sufficienti a spazzarlo via.

Ma il disegno sull’insegna, una sirena che spalancava con fare ammiccante la sua doppia coda di pesce, non ammetteva alcuna sorta di fraintendimento. Quello era “il luogo del sollazzo”.

A Bianca non restò che entrare, ritrovandosi in un lupanare ben più sordido di quello che era diventato palazzo Bruni. Lì non c’erano camere da affittare e tavoli per gli avventori. Clienti e prostitute consumavano i loro piaceri sul pavimento, sotto gli occhi di tutti, mentre alcuni loschi figuri sedevano su degli sgabelli a contemplare la scena.

Fra questi c’era colui che Bianca era venuta a cercare.

La donna lo riconobbe subito, per via dell’imponente torace nudo ricoperto di tatuaggi e delle mani, altrettanto enormi, intente a giocherellare con un attizzatoio dall’estremità rovente. Ma anche lui la riconobbe. Non appena la vide entrare, scattò in piedi e le andò incontro con aria deferente.

«Mia signora», le disse, abbassando lo sguardo.

Bianca non poté fare a meno di fissare l’arazzo di tatuaggi che gl’istoriava la pelle. «Hai ricevuto il messaggio?», gli chiese, recuperando la sua freddezza.



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