L'enigma di Alessandro Magno by Harry Sidebottom

L'enigma di Alessandro Magno by Harry Sidebottom

autore:Harry Sidebottom [Sidebottom, Harry]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2024-02-23T07:50:46+00:00


Capitolo 18

334 a.C. – Autunno-inverno

Quel mattino ci fu la cremazione di Neottolemo: eravamo io, Aminta, Leonnato, Eumeo e Atarria. Facemmo le giuste offerte alla sua ombra, e io tenni il cinturone e la fusciacca scarlatti come suo ricordo. Neottolemo aveva combattuto per il nemico, ma nessuno obiettò a quel gesto di pietà familiare e di affetto. Mentre le fiamme si levavano, anche altri uomini ci raggiunsero: lincestediani che si ricordavano di lui quando era piccolo, a Lebea, o quando, a Pella, era un ragazzo simpatico e sempre di buon umore. Quando il fumo si levò a ondate, portando con sé l’orribile puzzo di carne bruciata, pensai a sua moglie e a sua figlia, che non avrei mai conosciuto: preferivo pensare a quello piuttosto che alla realtà fisica della pira.

O invece avrei dovuto incontrarle? All’accampamento, si discuteva spesso dell’obiettivo finale della nostra spedizione. Lo scopo dichiarato era quello di liberare i greci dell’Asia e vendicarsi dei persiani che avevano bruciato Atene. Il primo obiettivo era già stato ampiamente raggiunto, anche se sulla costa meridionale dell’Anatolia e di Cipro c’erano ancora città che si definivano greche. Il secondo invece poteva implicare qualcosa di più ampio. E alcuni pensavano che l’avremmo raggiunto solo dando alle fiamme le capitali persiane di Susa, Ecbatana e Persepoli. Ma ogni volta che uno degli Eteri sollevava la questione con Alessandro, lui si limitava a ridere e a dire che era presto per parlarne, dato che ancora non avevamo incontrato il Grande Re sul campo di battaglia.

Atarria aveva avuto ragione. La guarnigione di Alicarnasso si era ritirata nelle due cittadelle sul mare di Salmaci e dell’Isola di Arconneso. Mennone e la flotta persiana erano salpati, forse per l’isola di Cos. Alessandro mandò in città degli uomini che, una volta spenti i roghi, abbatterono gli edifici che davano sulle due cittadelle e cominciarono a erigere fortificazioni per sigillarle dalla terraferma. Ma non potevamo fare nulla per impedire a Mennone di far arrivare via mare truppe fresche e generi alimentari. Le truppe stavano soffrendo molto per il protrarsi dell’assedio. Le nostre provviste si stavano esaurendo. Era inutile prolungare ancora quelle sofferenze. Alessandro decise quindi di lasciare lì Tolomeo con una fanteria di tremila mercenari e duecento cavalieri per tenere a bada le guarnigioni delle cittadelle e, se ne avesse avuto l’occasione, conquistare altri villaggi vicini che non si erano ancora arresi. Non invidiavo certo il fratello illegittimo di Alessandro. Le unità militari affidate a Tolomeo non sembravano affatto all’altezza del compito.

La decisione di Alessandro riguardo al governo della provincia suscitò molti commenti tra le nostre file. La Caria era stata governata a lungo da una dinastia locale. Prima di arrivare ad Alicarnasso, Alessandro aveva incontrato un’anziana dama di nome Ada che l’aveva governata prima di essere spodestata da un suo parente maschio. Ada però aveva mantenuto un’importante roccaforte, che aveva consegnato nelle mani di Alessandro. I due erano andati d’accordo. Lei gli aveva mandato caramelle e altre prelibatezze, ma soprattutto l’aveva adottato come suo figlio ed erede. Alessandro la chiamava “madre”.



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