L'Eternauta, il romanzo by Héctor Germán Oesterheld

L'Eternauta, il romanzo by Héctor Germán Oesterheld

autore:Héctor Germán Oesterheld
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 889784622X
editore: 001
pubblicato: 2013-07-14T16:00:00+00:00


In basso, scomparvero gli uomini-robot; rimasero solo i giunchi, i salici, l'acqua del fiume ...

«E adesso? Dove andiamo?»

La voce di Favalli risuonò lontana, esausta ...

«A nord, Fava ... Non so se riusciremo ad arrivare molto lontano, tutto dipende dal combustibile. Ma lassù, a nord, ci sono quelli che resistono ai Loro ... Da quella parte, almeno, ho visto arrivare missili ad alta quota ... »

«Lo so» annuì Favalli. «Missili intercontinentali che i Loro intercettano senza grossi sforzi con il raggio del "crucer".»

«Il "crucer" ? »

«Già ... così chiamano l'apparecchio che emette raggi antimissile.

Uno strumento eccezionale. Mi sarebbe piaciuto vederlo dall'interno, ma non ci permettevano di avvicinarci più di cinque metri ... E non si poteva nemmeno ... »

Un attimo dopo mi ritrovai a guardare il cielo: Favalli aveva fatto una manovra molto brusca, quasi girando sottosopra l'elicottero.

Riuscì a raddrizzarlo, ma attraverso il plexiglas vidi, vicini, troppo vicini, i rami di un'araucaria.

«Cosa fai?» gridai.

Non mi rispose perché non ce ne fu bisogno: laggiù, rasente agli alberi, un "gloster" con l'emblema della marina veniva obliquo verso di noi.

Continuammo a scendere, spezzando altri rami.

Un ruscello. Favalli sfiorò quasi l'acqua con l'elicottero e come un lampo, tra gli alberi, passò il "gloster".

Favalli accelerò, ma senza riprendere quota. Volammo alla massima velocità, seguendo il corso del fiume.

«Stanno organizzando la caccia.»

Favalli ormai aveva capito cosa stava succedendo.

Le sponde sfrecciavano via ai due lati. Avevo molte cose da chiedere a Favalli, ma non potevo distrarlo: il fiume si restringeva, era sinuoso e doveva volare con estrema attenzione per non andare a schiantarsi contro i salici.

Sotto di noi, due motoscafi, ma non riuscimmo a vedere se a bordo c'erano uomini-robot, perché andavamo troppo veloci.

Sempre rasente all'acqua, sbucammo infine in un fiume grande: non ho idea di quale fosse, perché ormai ci trovavamo in una zona a me del tutto sconosciuta. Il fiume era stranamente deserto. Solo allora mi resi conto di quanto l'andirivieni di vaporetti, motoscafi e traghetti per le isole fosse una parte intrinseca del paesaggio del Delta.

Vedemmo in lontananza un vaporetto incagliato, inclinato in un'angolazione impossibile: chissà quale disastro l'aveva ridotto così.

Sorvolammo due barche a remi che andavano alla deriva, vuote.

D'improvviso, il fiume scomparve: salici, infinite distese di pioppi.

«Perché lasciamo il fiume, Fava?»

«Non credo che ci seguiranno fin qui, Juan ... »

Perché lo diceva?

Uno scoppio, sulla coda dell'elicottero.

Un'esplosione violentissima.



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