L'Incendiaria by Stephen King

L'Incendiaria by Stephen King

autore:Stephen King [King, Stephen]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-07-24T20:39:20.841916+00:00


In trappola

1

Il giorno 27 marzo Andy McGee decise che non era il caso di restare oltre a Tashmore. Ormai erano più di due settimane che avevano imbucato quelle lettere e c'era stato tutto il tempo perché se ne vedessero i risultati, ammesso che ce ne fossero. Il silenzio persistente attorno al cottage di nonno Granther lo metteva a disagio. Forse era stato scambiato per uno dei tanti svitati, eppure... non ci credeva.

Ciò che invece credeva, ciò che gli suggeriva il suo intuito più profondo, era che le sue lettere fossero state intercettate.

E questo significava che loro sapevano dove lui e Charlie si trovavano.

«Ce ne andiamo», disse a Charlie. «Prepariamo la roba.»

Lei si limitò a guardarlo con i suoi occhioni profondi, appena un po' spaventati, e non fece commenti. Non gli chiese né dove andassero né cosa avesse intenzione di fare e anche questo lo mise a disagio. In un ripostiglio aveva trovato due vecchie valigie sgangherate ricoperte di etichette di vacanze lontane: Montagne Rocciose, Cascate del Niagara, Miami Beach. Senza parlare lui e Charlie cominciarono a riempirle con le poche cose che intendevano portare con sé.

Raggi di sole sfolgorante penetravano nel cottage attraverso le finestre esposte a oriente. L'acqua tintinnava e gorgogliava nelle grondaie. La notte prima non aveva quasi chiuso occhio, il ghiaccio si stava sciogliendo e lui era rimasto sveglio in ascolto del suono acuto, etereo, in un certo senso soprannaturale, del vecchio ghiaccio ingiallito che si crepava e lentamente si ritraeva verso la strozzatura dove il lago diventava il Great Hancock che andando a est, verso il New Hampshire e il Maine, si faceva via via più inquinato e maleodorante finché non precipitava, morto e fragoroso, nell'Atlantico. La notte prima il suono era stato simile a una prolungata nota cristallina o, meglio ancora, al suono di un archetto che gratta senza fine la nota alta di un violino: un flautato, interminabile zzziiinnnggg che solleticava i terminali nervosi e sembrava volerli far vibrare all'unisono. Andy non aveva mai assistito al disgelo sul lago prima di allora e non aveva nessun desiderio di ripetere l'esperienza. C'era un che di raggelante e di arcano in quei suoni che vibravano fra le mute pareti rigogliose di quella bassa, corrosa tazza di colline sempreverdi.

Sentiva che loro erano di nuovo vicinissimi, come il mostro appena intravisto di un incubo ricorrente. Il giorno successivo al compleanno di Charlie era uscito per uno dei suoi soliti vagabondaggi, gli sci da fondo scomodamente allacciati ai piedi, e si era imbattuto nelle tracce di racchette da neve che conducevano diritte a un albero alto e svettante. Nella crosta ghiacciata, in prossimità del tronco, c'erano due fori; due netti punti esclamativi come se le racchette fossero state tolte e infilate nella neve per la coda. Più in là c'era un tratto tutto calpestato dove evidentemente le racchette erano state di nuovo allacciate agli scarponi («calzature da poltiglia», le chiamava nonno Granther, tenendole in grande spregio per qualche ragione tutta sua).

Alla base del tronco Andy aveva trovato anche sei



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