L'informazione tra riforma e controriforma by Paolo Murialdi

L'informazione tra riforma e controriforma by Paolo Murialdi

autore:Paolo Murialdi [Murialdi, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: All Around srl
pubblicato: 2020-03-23T00:00:00+00:00


LA LEZIONE DEI “NO”

Numero 0, gennaio 1979

La sospensione dell’attività parlamentare a causa della crisi di Governo, che sarà come minimo laboriosa e che può sfociare addirittura nello scioglimento delle Camere, ha allontanato dalla soglia dell’aula di Montecitorio la proposta di legge per la riforma dell’editoria e altri importanti progetti legislativi.

Dove andrà a finire la proposta presentata il 7 luglio ’77 “d’iniziativa dei deputati Piccoli, Natta, Balzamo, Preti, Biasini, Bozzi, Bodrato, Cuminetti, Rubbi Emilio, Zolla, Zucconi, Macciotta, Quercioli, Achilli, Aniasi, Righetti, Battaglia, Zanone, Costa”? Nel “freezer”, dove era stata già riposta per più di un anno, o nel cestino della carta straccia?

La speranza – veramente ultima dea – è che finisca nel “freezer” per poterla scongelare in un futuro non lontano.

Tuttavia, dovunque vada a finire, resta il fatto che il mancato varo di tale proposta fra l’autunno del 1977 e il gennaio 1979, è una risposta politica negativa a coloro che sono convinta della necessità di una riforma dell’editoria giornalistica. La proposta non è perfetta e il dibattito poteva migliorarla; ma, con i limiti alle concentrazioni, con la finalizzazione degli aiuti al risanamento delle imprese, con i sia pur modesti contributi speciale per le cooperative, segna l’avvio di una inversione di tendenza nell’assetto “assistenziale” della stampa.

Ma questa non è la sola risposta politica negativa che il cosiddetto fronte riformatore ha incassato nel 1978. Un’altra è la mancata regolamentazione delle emittenti private; un’altra ancora è la situazione critica che ormai caratterizza lo stato di attuazione della riforma della Rai-Tv.

All’interno di quei grossi “no” ci sono numerose risposte negative specifiche: la concentrazione della carta, la licenza di espansione lasciata al Gruppo Rizzoli, i discussi affari di Sipra, le lottizzazioni a tutti i livelli, le difficoltà insorte per i fogli autogestiti in cooperativa, tanto per citare i più appariscenti.

Perché è accaduto tutto questo? Chi ha voluto la pantomima sulla riforma dell’editoria, perché è stata accettata?

Le ragioni della serie ininterrotta dei “no” sono molteplici: alcune facilmente intuibili, altre più coperte. Naturalmente, occorre una franca analisi per individuarle. Ma tutte insieme, qualunque ne siano le singole e interessate ragioni, mi sembra che si possano ricondurre a una motivazione di ordine generale. Questa motivazione va cercata nei rapporti tra sistema dell’informazione e sistema politico.

Negli anni scorsi, con il concorso di varie forze, tra cui la nostra, e di circostanze propizie, è cresciuto il grado di autonomia del sistema dell’informazione, che è uno dei presupposti di una buona democrazia. Bene o meno bene, in termini a volte chiari, a volte incerti, ma è cresciuto.

Ora questo processo già fortemente insidiato da tanti fattori politici ed economici che, in vari casi, hanno indebolito anche l’impegno dei giornalisti, rischia di restare bloccato. Nelle diverse forze politiche sembrano prevalere coloro che, per il realismo che li ha sempre contraddistinti oppure per ambiguità, miopia o scarsa conoscenza dei problemi, preferiscono che la situazione dell’informazione resti com’è: un terreno di manovra e di controllo, minimamente autonomo.

Il cosiddetto fronte riformatore, al momento buono, si è rivelato esiguo e non privo di varchi. I successi del



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