L'isola nuova by Aa. Vv.;Gaetano Savatteri;

L'isola nuova by Aa. Vv.;Gaetano Savatteri;

autore:Aa. Vv.;Gaetano Savatteri; [Savatteri;, Aa. Vv.;Gaetano]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788838944802
editore: edigita
pubblicato: 2022-11-07T23:00:00+00:00


Fulvio Abbate

Zero maggio a Palermo

Lo zio Ho non c’è più da un anno. I gloriosi combattenti vietnamiti però non hanno atteso neppure un giorno per intitolargli un sentiero. Lui anche da vecchio aveva occhi da studente indocinese presto emigrato in Francia; quegli occhi li ricordo perché stavano sulla prima pagina che «L’Ora» gli ha interamente dedicato quando è morto.

Mi immagino le sue prime conversazioni a Parigi.

«Bonjour, je suis vietnamien».

«Bonjour, combien cette maison coûte?».

«Au revoir».

Sul sentiero di Ho Chi Minh l’aviazione del generale Westmoreland ha sganciato molte bombe, i vietcong comunque non si sono mossi, e ancora adesso restano invisibili dove nessuno può vederli in faccia: si scorge appena qualche bocca di mitragliatore e nient’altro, tra la lussureggiante vegetazione del delta del Mekong.

Quando l’offensiva del Tet è finita mi sono sentito meglio e desideravo soltanto pettinarmi, i miei riccioli erano in disordine, il pettine li risistemava uno per volta nel verso giusto, facendoli anche brillare alla luce. Non è che io abbia un’ossessione particolare per i capelli, tutt’altro, vorrei soltanto che seguissero l’andamento della testa senza formare vertigini che mostrano la cute chiara. Però di fronte a una così luminosa avanzata era giusto non avere più paura del pettine.

Dario non è ancora arrivato, lo aspetto al balcone, saranno tra poco le tre e nel piazzale non passa nessuno, anche le saracinesche sono abbassate per la sosta del pasto. Monte Pellegrino quest’oggi risalta limpidamente, il bel tempo mette in rilievo perfino l’ocra del castello Utveggio abbandonato da molti anni.

SUCA si legge interminabilmente sui muri del piazzale. È la scritta che a Palermo viene tracciata su ogni parete bene in vista. La scritta di benvenuto. C’è chi la maschera con imbarazzo aggiungendo un po’ di vernice dello stesso colore, ma inutilmente, perché suca ricompare il giorno dopo. Suca può anche essere trasformata: la S diventa un otto, la U e la C due zeri, soltanto la A resta tale, e alla fine di quest’operazione si legge 800A, ossia la stessa offesa, se è vero che molti palermitani talvolta scrivono direttamente in questo modo. Se chiedo a un palermitano di scrivere qualcosa senza pensarci troppo, poco importa come, può avere un gessetto o un cervello elettronico, lui non ha dubbi, perché la prima cosa che gli viene in mente è soltanto suca.

Ovviamente esiste la dialettica, quindi l’umanità che vive a Palermo si divide in due categorie: quelli che scrivono suca e gli altri che cancellano suca. Questi ultimi, come Sisifo, sono i palermitani più infelici, i vinti, perché, come è evidente guardando i muri, suca vince sempre: su insegne e saracinesche, cassonetti dell’immondizia, porte e anche monumenti; ne riappaiono a centinaia e di tutte le dimensioni, suca brevissimi a matita o di lampostyl, e suca giganteschi immersi in un diluvio di vernice.

Non è importante che suca accompagni un nome, suca non ha genere, non è maschile né femminile, e solo di rado ha bisogno di un volto certo cui rivolgersi: suca è come un punto fisso dello spazio e può bastare, come ogni insulto, anche soltanto a se stesso.



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