L'Italia dei pionieri by Valerio Di Marco

L'Italia dei pionieri by Valerio Di Marco

autore:Valerio Di Marco [Marco, Valerio Di]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Ultra
pubblicato: 2024-06-19T22:00:00+00:00


Vittorio Pozzo in una foto risalente agli anni Trenta

A bagnare il nuovo debutto dell’allenatore torinese fu la Spagna, affrontata in precedenza solo una volta e in campo neutro, alle Olimpiadi di Anversa. Anche questa amichevole di Milano, per altro, era da inquadrarsi proprio in vista della nuova spedizione olimpica. L’Italia si stava preparando per la sua terza partecipazione alla massima competizione sportiva in programma tra maggio e luglio, ma la sfida del Viale Lombardia finì 0-0 e non diede particolari indicazioni a parte i buoni esordi del portiere genoano De Prà, che in Francia sarà titolare, dell’attaccante anche lui rossoblù Catto e dell’altra punta Borello (Pro Vercelli).

Molto peggio andò la successiva trasferta di domenica 6 aprile a Budapest contro l’Ungheria, che ce le suonò di brutto ancora una volta: 7-1 il risultato finale e sconfitta più pesante di sempre per i nostri, che sempre nella capitale magiara, nel 1910, avevano subito il precedente peggior passivo (6-1). Esordirono il ventiduenne portiere juventino Combi, futuro campione del mondo nel 1934, e il centrocampista del Torino Aliberti: troppo poco, tuttavia, per contrastare la devastante onda ungherese, che ci travolse con la tripletta di Molnar, la doppietta di Braun (un gol su rigore) e le reti di Eisenhoffer e Opata prima del gol della bandiera azzurro di Cevenini su rigore. Fu una pagina nerissima per il nostro calcio, causata anche dai rifiuti di Genoa e Bologna, le due squadre migliori del campionato, di concedere i loro giocatori, a eccezione del genoano De Vecchi, prima delle Olimpiadi (come si vede, già allora i CT dovevano vedersela con la scarsa collaborazione dei club). L’Ungheria restava una delle squadre più forti del continente ed era la massima esponente del cosiddetto calcio danubiano: Austria, Cecoslovacchia e appunto Ungheria erano Nazionali altamente competitive e caratterizzate da un gioco basato sulla tecnica individuale seppure più lento di quello che si praticava, per esempio, in Gran Bretagna. I danubiani marcavano a zona e il perno della manovra era il numero 5, anche se all’epoca erano ancora poche le formazioni recanti i numeri di maglia sulla schiena dei giocatori (l’Italia li avrà solo dal 1938). Le molte assenze costrinsero Pozzo a inventarsi la formazione ricorrendo anche a svariati stravolgimenti di ruolo, con Baloncieri spostato centravanti, Cevenini arretrato in mediana per coprire la defezione del genoano Barbieri e il centrocampista Felice Romano della Reggiana reinventato regista al posto dell’altro rossoblù Burlando. Da segnalare, a riprova di un approccio ancora naïf all’organizzazione delle partite, che lo stesso Romano, italoargentino e con all’attivo anche una presenza con la Nazionale francese nel 1913, si era unito alla comitiva in partenza per Budapest solo dalla stazione ferroviaria di Reggio Emilia invece che da quella di partenza di Milano, così come l’attaccante Feliciano Monti partì da Padova, città della squadra in cui militava.

L’aver negato i propri giocatori fruttò a Genoa e Bologna l’approdo alla finale della Lega Nord, che si giocherà a spedizione olimpica terminata e vedrà affermarsi i liguri, i quali tra fine agosto e inizio settembre



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