Lo scudo di Cristo by Gastone Breccia

Lo scudo di Cristo by Gastone Breccia

autore:Gastone Breccia [Breccia, G.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Economica Laterza
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2018-08-19T16:00:00+00:00


«Il pericolo non sarà senza ricompensa»

Eraclio aveva raggiunto la costa della Bitinia il 5 aprile 622 dopo una notte di navigazione ostacolata dal vento e dal mare in burrasca65; da allora, per alcune settimane, la primavera era stata utilizzata per addestrare le truppe, amalgamarle, provare e riprovare manovre tattiche sul campo, rafforzare il morale con una crescente enfatizzazione del carattere «sacro» della lotta che stava per cominciare. Non abbiamo alcuna notizia precisa sull’entità delle forze raccolte per la campagna persiana, né sulla percentuale di nuove leve: ma uno dei punti chiave della strategia di Eraclio era quello della massima concentrazione delle risorse verso un unico obiettivo, e quindi dobbiamo supporre che la grande maggioranza delle truppe disponibili fosse stata radunata ai suoi ordini diretti nella zona di Nicea, da dove partiva la grande strada che raggiungeva la Cappadocia, per poi biforcarsi verso l’Armenia a est e la Siria a mezzogiorno. Con l’imperatore si trovavano molto probabilmente i resti del contingente che aveva combattuto agli ordini di Filippico proprio in Armenia e delle due armate praesentales, oltre a reparti di nuova costituzione: Treadgold propone una cifra complessiva di 50.000 effettivi66, che non sembra eccessiva pur tenendo conto delle gravissime perdite subite negli anni precedenti, e avrebbe comunque rappresentato una notevole massa d’urto – praticamente il doppio di un normale «esercito di manovra» di età giustinianea.

Ma dov’erano le armate persiane di Cosroe «il Vittorioso»? Shahin, dopo aver occupato Calcedonia, si era ritirato verso la Persia, visto che non poteva andar oltre camminando sulle acque, e dopo aver consumato le risorse di un territorio comunque ostile la sua situazione logistica si era fatta difficile; l’altro spahbad Shahrbaraz continuava ad occuparsi dell’immenso e ricco territorio che aveva strappato all’impero, cercando di creare consenso per trasformare una momentanea occupazione militare nella base di un dominio duraturo. L’Asia Minore, nell’estate del 622, non era presidiata da forti contingenti persiani, quali che fossero i disegni strategici dello shah Cosroe per la prosecuzione del conflitto: Eraclio poté quindi avanzare senza opposizione verso la Cappadocia. Il primo obiettivo sarebbe stato quello di incunearsi tra le armate dei due spahbad per poi tentare di batterle separatamente, manovrando per linee interne.

Non sappiamo quando Eraclio diede ordine di muovere il campo. Teofane scrive soltanto che l’imperatore, dopo aver provveduto ad armare e addestrare i suoi soldati, ordinò a tutti di astenersi dall’ingiustizia, li esortò alla pietà e «raggiunse i distretti dell’Armenia»67. Possiamo supporre quindi che la prima, lunga fase dell’avanzata dell’esercito imperiale, da Nicea a Cesarea di Cappadocia, fosse stata rapida e incontrastata; di qui Eraclio aveva poi deciso di puntare verso oriente, dobbiamo supporre dopo aver inviato un distaccamento alle porte Cilicie per proteggersi da eventuali sorprese da parte di Shahrbaraz. La stagione doveva essere già abbastanza avanzata, perché il solo scontro ricordato dalle fonti è poco più di una scaramuccia:

un contingente di cavalleria saracena, formato da tributari dei Persiani, tentò di tendere un’imboscata all’imperatore. Ma le forze inviate in avanscoperta li scoprirono, e portarono il loro comandante in catene di fronte a Eraclio, dopo aver messo in rotta i Saraceni e averne uccisi in gran numero68.



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