Lo stato dell'arte by Francesco Erbani

Lo stato dell'arte by Francesco Erbani

autore:Francesco Erbani [Erbani, Francesco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: manni
pubblicato: 2024-07-10T22:00:00+00:00


Calano i dipendenti, cresce il precariato

Nel frattempo il blocco delle assunzioni, i concorsi a lungo rinviati e l’incalzare dei pensionamenti hanno svuotato soprintendenze e luoghi della cultura. In alcune regioni la situazione è comatosa, ma si cerca di farvi fronte reclutando volontari. In Calabria, per esempio, sono previsti in organico 19 funzionari presso la soprintendenza archivistica e bibliografica, ma ce n’è uno solo. 28 sono le unità in servizio presso la soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Reggio Calabria e Vibo Valentia, ma dovrebbero essere 102. Come si è pensato di ovviare? “A giugno 2022”, racconta Rosanna Carrieri, storica dell’arte e attivista di “Mi riconosci?”, “è stato sottoscritto un accordo tra la direzione regionale musei della Calabria e l’azienda Promozione Italia per impegnare 250 volontari del servizio civile: è gravissimo che si usi il volontariato per mansioni che spettano a professionisti e che vanno retribuite”.

Il lavoro precario, povero e sfruttato dilaga, nonostante chi lo svolga si assuma elevate responsabilità nella tutela del patrimonio culturale. Ester Lunardon, 32 anni, lavora dal 2017 come archeologa. È stata prima dipendente di cooperative e ora ha la partita Iva, ma non per sua scelta. Ha il compito di vigilare che nel cantiere di un’opera edile, pubblica o privata, se spunta un reperto ci si fermi e si segnali alla soprintendenza. Ma questa è cronicamente sotto organico, per cui sulle sue spalle grava un pesante onere, che però è imposto dalla legge: quello di esigere che si rallenti o si riveda il lavoro che chi la retribuisce ha invece interesse a svolgere in tempi stretti.

“Molti miei colleghi hanno abbandonato l’archeologia, uno fa il pasticciere, un altro il capotreno. E anch’io sono tentata di mollare. Se piove o se mi ammalo io non lavoro e non guadagno”, dice Lunardon. “Anche fra noi archeologi ci sono purtroppo dissensi”, aggiunge, “fra chi riesce a imporre le proprie condizioni contrattuali, perché più esperti e di età avanzata, e i più giovani in balìa di partite Iva che tutto sono tranne che collaborazioni”.

“È un mondo del lavoro senza rappresentanza, diviso contrattualmente in tanti comparti, dal commercio alla vigilanza, e che il sindacato non riesce a intercettare”, ammette Claudio Meloni, a lungo responsabile beni culturali della Cgil, appena andato in pensione. “Ma una colpa enorme”, aggiunge, “ricade sulle amministrazioni pubbliche che lasciano proliferare questi contratti e che impongono a migliaia di persone di svolgere lo stesso lavoro dei loro dipendenti ma a condizioni peggiori. Abbiamo chiesto almeno un censimento del fenomeno, ma non ci si riesce perché nei bilanci del ministero il costo dei lavoratori precari va sotto altre voci, come la fornitura di servizi”.

Gabriele Magnolfi, 35 anni, lavora nelle biblioteche comunali di Prato. Insieme a un’altra trentina di colleghi è un dipendente di Coopculture. Lavorano nelle biblioteche anche una decina di impiegati comunali, la gran parte dei quali proviene da uffici d’altro genere. Lui però gestisce le collezioni librarie, si occupa degli acquisti e degli scarti, organizza la didattica dei bambini e mantiene i rapporti con le scuole. Dopo diversi anni come volontario del servizio civile, ora è assunto a tempo indeterminato.



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