L'occhio Del Lupo by Daniel Pennac

L'occhio Del Lupo by Daniel Pennac

autore:Daniel Pennac [Pennac, Daniel]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-03-24T16:21:02+00:00


3.

Il giorno sorge su un paesaggio completamente diverso. Lupo Azzurro non crede ai suoi occhi.

ŤLa neve!ť

Non un albero, non una roccia, non un ciuffo d’erba. Solo neve. Solo cielo azzurro. Immense colline nevose a perdita d’occhio. Una neve strana, gialla, ma che scricchiola e scrocchia a ogni passo e che slitta a lastre, come la neve d’Alaska. E pure, in mezzo al cielo, un sole bianco, che fa chiudere gli occhi e colare il sudore al Mercante Toa.

ŤMaledetto deserto! Maledetta sabbia! Non finirŕ mai?ť Toa cammina piegato in due. Tiene il cammello per la briglia e impreca tra i denti:

ŤAh, l’Africa! Africa maledetta!ť

Il cammello non l’ascolta. Avanza in sogno. Veramente non č un cammello, ma un dromedario: una sola gobba. Quello che Toa sa ammassargli su quella gobba č inimmaginabile! Pentole, catini, macinini da caffč, scarpe, lampade a petrolio, sgabelli di paglia, una vera chincaglieria ambulante che traballa alle oscillazioni della gobba. E lassů, in cima al mucchio, seduto diritto, mezzo soffocato in un mantello da beduino di lana nera, c’č il ragazzo. Che guarda in lontananza.

‘Ah, sei lŕ! ‘ pensa il lupo. ‘Avevo paura che quella canaglia ti avesse abbandonato!’

Lupo Azzurro ha ragione di aver paura. Molti anni sono passati da quella terribile notte e parecchie volte il Mercante Toa ha tentato di abbandonare il ragazzo. Ci prova sempre allo stesso modo: certe mattine, quando ha la luna particolarmente di traverso (gli affari andati male, il pozzo trovato all’asciutto, la notte troppo fredda, c’č sempre una buona ragione…), si alza silenziosamente, arrotola la tenda di lana marrone e mormora all’orecchio del dromedario che sonnecchia:

ŤSu, cammello, in piedi. Si parteť.

Il ragazzo fa finta di dormire. Conosce il seguito.

ŤAllora, vieni o no?ť

Il Mercante Toa s’inarca sulla briglia del dromedario che lo guarda masticando un cardo secco.

ŤAllora, ti vuoi alzare?ť

No. Il dromedario resta inginocchiato. E’ sempre a quel punto che Toa brandisce il suo grosso bastone nodoso: ŤE’ questo che vuoi?ť

Ma basta che il dromedario ritragga le labbra sui grossi denti piatti e gialli perché il bastone ricada.

‘Non parto senza il ragazzo’.

Ecco quello che dice il silenzio del dromedario, e la sua immobilitŕ, il suo sguardo tranquillo. Allora Toa va a svegliare il ragazzo con un colpetto secco.

ŤSu, in piedi, tu! Mi hai fatto perdere giŕ troppo tempo. Arrampicati lassů senza brontolareť.

Il dromedario non accetta nessun altro sulla gobba. Ecco il ragazzo lassů e il Mercante Toa in basso, a piedi nella sabbia bruciante.

ŤCiao, pidocchio, dormito bene?ť

ŤBene come l’Africa! E tu, Pignatta, hai passato una buona notte?ť ŤSě, un buon sonno; ho fatto un sogno interessanteť.

ŤAllora, si parte?ť

ŤAndiamoť.

Pignatta allarga le zampe e si leva nel cielo arancione. Il sole sta sorgendo. Il Mercante Toa impreca, sputa e maledice l’Africa. Il dromedario e il ragazzo scherzano tra loro. E’ da molto che hanno imparato a ridere “dentro”. Visti da fuori, tutt’e due sono impassibili e seri come le dune.



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