L'ospite by Stephenie Meyer

L'ospite by Stephenie Meyer

autore:Stephenie Meyer [Meyer, Stephenie]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T09:05:49+00:00


Lo svilimento

«Mel?» lo sentii chiamare di nuovo, il tono scaldato da una speranza che non voleva accettare.

Il mio respiro fu mozzato da un altro singhiozzo.

«Lo sai che era per te, Mel. Lo sai. Non per… la creatura. Lo sai, che non stavo baciando lei.»

Il gemito che seguì fu più alto, un vero lamento. Perché non riuscivo a tacere? Cercai di trattenere il respiro.

«Se sei lì dentro, Mel…»

Melanie non sopportava il «se». L’ennesimo singhiozzo mi scoppiò nei polmoni e mi tolse il fiato.

«Ti amo» disse Jared. «Anche se non ci sei, se non puoi sentirmi. Ti amo.»

Trattenni il respiro mordendomi il labbro fino a farlo sanguinare.

Fuori dalla grotta c’era silenzio, e anche dentro, mentre il dolore mi assa-liva. Drizzai le orecchie, concentrandomi soltanto su ciò che riuscivo a sentire. Senza pensare a nulla.

Ero accovacciata in una posizione impossibile. In diagonale, a testa in giù con la guancia destra premuta contro la roccia. Le spalle contro il bordo accartocciato di una scatola, la destra più in alto della sinistra. Mi sentivo pungere le gambe e i piedi. L’impatto con gli scatoloni mi era costato qualche sbucciatura. Sapevo di dover spiegare a Ian e Jamie che me le ero procurate da sola, ma come? Come potevo raccontare che Jared mi aveva baciata per mettermi alla prova, neanche fossi una cavia da laboratorio da sottoporre a elettroshock?

E quanto a lungo potevo restare in quella posizione? Non volevo fare rumore, ma temevo che la schiena si potesse spezzare. Il dolore divenne sempre più difficile da sopportare in silenzio.

Melanie non aveva niente da dirmi. Elaborava in silenzio il sollievo e la furia. Jared le aveva parlato, finalmente aveva accettato la sua esistenza.

Aveva detto che l’amava. Ma aveva baciato me. Mel cercava inutilmente di convincersi che non aveva senso sentirsi ferita. La sentivo, ma era un tormento tutto suo. Mi ignorava in modo plateale e infantile.

Provai una rabbia inconsueta nei suoi confronti. Diversa da quando avevo paura di lei e mi auguravo di poterla cancellare dai miei pensieri. No, ora anch’io mi sentivo tradita. Come poteva essere arrabbiata con me dopo ciò che era accaduto? Come poteva essere colpa mia se prima mi aveva fatta innamorare costringendomi a subire i suoi ricordi, e poi il corpo ribelle che abitavamo mi aveva sopraffatta? Mi dispiaceva sentirla soffrire, ma, al contrario il mio dolore non significava nulla per lei. Anzi, ne godeva.

Cattiva come tutti gli umani.

Nuove lacrime scesero silenziose sulle mie guance. La sua ostilità penetrò anche nei miei pensieri.

All’improvviso il dolore alla schiena, sbucciata e contorta, fu eccessivo.

La goccia che trabocca dal vaso.

Con un gemito mi appoggiai alla roccia e al cartone per spingermi all’indietro.

Ormai non badavo più a non fare rumore, volevo soltanto andarmene.

Giurai a me stessa che non avrei mai più oltrepassato la soglia di quella di-sgraziata cavità… piuttosto la morte.

Mi dimenai, trascinandomi finché non capii che stavo solo peggiorando le cose, attorcigliata come una specie di fiocco capovolto. Ricominciai a piangere come una bambina, per paura di non riuscire a liberarmi.

Melanie sospirò. “Aggancia con un piede l’orlo della buca e tirati fuori”

suggerì.



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