Luoghi per guarire. Il potere curativo della natura by Samantha Walton

Luoghi per guarire. Il potere curativo della natura by Samantha Walton

autore:Samantha Walton [Walton, Samantha]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Health & Fitness, General, Medical, Alternative & Complementary Medicine, Nature
ISBN: 9788833317908
Google: YbxEzwEACAAJ
editore: Ponte alle Grazie
pubblicato: 2022-09-15T08:03:33+00:00


un lavoro che era per essi già in sé un ristoro, e potevano inoltre prendere parte ai divertimenti e ai passatempi dei loro vicini; tutti questi passatempi, birilli, giuoco della palla ecc., contribuivano a mantenerli in salute e a rinvigorirne il corpo. Per lo più erano gente di complessione regolare e robusta, nella cui struttura fisica si potevano notare poche, o addirittura nessuna differenza da quella dei loro vicini campagnoli. I loro figli crescevano all’aria libera della campagna, e se pure aiutavano i genitori nel lavoro, ciò avveniva solo di tanto in tanto, né si poteva parlare di una giornata lavorativa di otto o dodici ore.

Il passaggio dalla campagna alla città fu devastante per questa gente, continua Engels. Perdendo l’indipendenza economica e il legame con una comunità consolidata, le ore di libertà e l’accesso al sole e all’aria fresca, le persone persero anche i luoghi per giocare e socializzare, per «ri-creare» sé stesse.

Che cosa potevano fare? Nelle città americane la gente cominciò a riunirsi nei cimiteri, spinta da un bisogno disperato di un po’ di natura. Dagli anni Trenta agli anni Sessanta dell’Ottocento, questi spazi semirurali, costruiti ai margini dei centri urbani, furono trattati come luoghi ricreativi pubblici e siti turistici. Il loro paesaggio pittoresco – ispirato ai parchi aristocratici – attirava frotte di ammiratori. Al cimitero di Mount Auburn di Boston le tombe erano disposte intorno a «viali, sentieri e laghetti sinuosi in un terreno collinoso e boscoso con spettacolari vedute panoramiche sull’intera area metropolitana». Le guide stampate richiamavano i visitatori, che percorrevano i sentieri in una «sequenza programmata di esperienze sensoriali, principalmente visive, volte a suscitare emozioni specifiche», come spiega la storica Blanche Linden-Ward. C’erano luoghi di riflessione malinconica, ideali per la sensibilità romantica, ed era di moda l’introspezione nostalgica. Alcuni visitatori devoti trovavano i cimiteri tanto edificanti quanto ristoratori, come Lydia Maria Child, che nel 1831 consigliava alle madri di portare i figli alla necropoli pastorale per produrre «un’associazione gioiosa con la morte». Ma per alcuni turisti arrivati da oltreoceano, come l’uomo di mondo inglese Henry Arthur Bright, la moda americana era una strana miscela di allegro e di macabro: «Qui i cimiteri fanno ‘furore’» scrisse in una lettera a un amico, «la gente vi si sofferma e li usa (secondo le proprie inclinazioni) per camminare, amoreggiare, piangere, lasciarsi andare a sentimentalismi, insomma, per tutto».

Molte città avevano già spazi aperti di qualche tipo: giardini, piazze e passeggiate pubbliche alberate. Ma il parco pubblico come lo conosciamo oggi fu un prodotto di metà Ottocento: un luogo per lo sport e la ricreazione, per tenere i lavoratori lontano dai guai e sufficientemente sani e contenti. La spinta alla creazione di parchi non venne solo dai sindacalisti e dai riformatori sociali: anche i legislatori, gli industriali e i consigli comunali cominciarono a preoccuparsi per il vigore della popolazione urbana. In Gran Bretagna fu approvata una serie di provvedimenti che tutelavano l’accesso agli spazi aperti e obbligavano le autorità locali a crearne di nuovi. Queste opere costose erano giustificate da ragioni



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