L'uomo con il camice bianco by Umberto Veronesi

L'uomo con il camice bianco by Umberto Veronesi

autore:Umberto Veronesi [Veronesi, Umberto]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: EPUB9788858638262-74668
editore: BUR
pubblicato: 2012-07-14T22:00:00+00:00


Il sogno europeo

A partire dalla fine degli anni Settanta la parola Europa assunse un significato speciale per tutti noi che lavoravamo in ambito scientifico e divenne come un mantra nella nostra mente. Con la sola eccezione degli inglesi, che in totale buona fede pensavano di essere i primi (dopo gli americani) in qualsiasi campo di ricerca, tutti gli altri furono presi da una specie di eccitazione culturale per tutto ciò che poteva diventare «europeo».

L’intuizione di questi pionieri, fra cui, modestamente, venni a trovarmi fin dai primi giorni, si rivelò più che fondata. C’era nell’aria come una ventata di primavera, di novità, di desiderio di conoscersi, di superare gli stereotipi del dopoguerra (i tedeschi nazisti, gli italiani imbroglioni, i francesi supponenti, gli spagnoli bigotti…) e chiunque potesse faceva o diceva qualcosa di «europeo».

A costo di sembrare un po’ bizzarro, penso che questa ondata di rinnovamento sia cominciata in sedi tutt’altro che scientifiche. Per esempio il mondo della musica: l’impatto dei Beatles sull’Europa fu enorme, anche dal punto di vista linguistico. Furono loro, secondo me, a imporre l’inglese come lingua dei giovani europei al punto che, per aver successo, anche gli svedesi Abba si misero a comporre tutte le loro canzoni in inglese (e, siamo sinceri, alcune le cantiamo ancora adesso…).

Gli olandesi, i belgi e gli abitanti del piccolo Lussemburgo si tenevano stretti fra loro in una organizzazione chiamata Benelux. Parlavano per forza di cose sia il francese sia il tedesco e dalla loro cosmopolita Bruxelles flirtavano con tutti tenendo comunque per sé le decisioni chiave. A loro va il merito di aver fondato la prima e più antica delle istituzioni europee per l’oncologia: la Eortc, European Organization for Research and Treatment of Cancer.

Per piazzare l’Eortc a Bruxelles e non farsela portar via dai Paesi più grandi, gli oncologi del Benelux seguirono la vecchia tattica di coinvolgere i potenziali avversari e invitarono a far parte del primo consiglio direttivo il celebre oncologo francese Georges Mathé, che anni dopo si ammalò di depressione per non essere riuscito a guarire dal cancro il presidente Pompidou; l’inglese Walter Bodmer, che oggi è Sir e si gode la pensione tra Oxford e Cambridge; e il nostro Silvio Garattini, che come tutti noi italiani di pensione non vuol neppur sentir parlare e che infatti ha appena inaugurato la nuova sede del suo Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri.

L’Eortc cominciò subito a crescere e a ricevere finanziamenti da tutta Europa, perché aveva capito l’importanza della collaborazione internazionale all’interno del «nuovo» continente. Gli inglesi mantenevano il loro strabismo con un occhio a Washington e uno su Bruxelles, ma non si perdevano una riunione. Persino gli americani vennero ben presto ad aprire un ufficio nella capitale belga. L’idea geniale era stata quella di lanciare ricerche cliniche cui tutti potessero partecipare aderendo a un protocollo predefinito e concordato, trasformando così in conoscenza scientifica il loro lavoro quotidiano di cura dei malati.

Cominciammo ad abituarci al bad English, il cattivo inglese, come lingua ufficiale e durante le riunioni si poteva capire a occhi



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