Madre dolore by Daniele Sanzone

Madre dolore by Daniele Sanzone

autore:Daniele Sanzone [Sanzone, Daniele]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Les Flâneurs
pubblicato: 2023-10-05T22:00:00+00:00


15.

Parcheggiò la BMW accanto all’aiuola, uscì dall’auto che aveva la testa nel telefonino, intento a rispondere a un messaggio di Giorgio che gli chiedeva come stava. Quando rialzò lo sguardo ebbe un colpo al cuore nel rivedere gli occhi di Viviana sul volto smarrito di Bruno. Era seduto sul muretto di pietra di tufo attaccato al commissariato, curvo con le mani sulle ginocchia e lo sguardo spento nel vuoto. Fece finta di non vederlo, non sapeva se salutarlo o meno, si sentiva sempre in soggezione di fronte al dolore, un disagio che nasceva dalla consapevolezza della propria impotenza ma alla fine, sentendosi osservato e dovendogli passare accanto, fece il primo passo: «Ciao».

Bruno rispose timidamente al saluto ma quando se lo ritrovò davanti gli sussurrò: «La stavo aspettando...».

«Vuoi entrare o preferisci farti un giro?» gli chiese con dolcezza.

Sceso dal muretto, era alto quasi quanto lui e, se gli occhi erano della madre, la forma ovale del viso, costellato di brufoli, le labbra e il naso appartenevano al padre così come i capelli lunghi, neri e lisci. Indossava una t-shirt a mezze maniche rossa della Vans, jeans larghi e delle Nike Jordan Air che facevano tanto rapper.

Senza dire nulla, Bruno si avviò verso l’auto lasciando intendere che preferiva farsi un giro e così Del Gaudio si rimise al volante e uscì dal commissariato.

In quel momento ebbe la conferma che era proprio un bravo figlio, lo capì dalla spontaneità con cui salì in auto. Qualsiasi ragazzo del quartiere, anche quello più tranquillo, si sarebbe rifiutato o quanto meno sentito a disagio nella macchina del capo del commissariato, temendo gli sguardi della gente e degli amici.

Non erano poche le storie di ragazzi emarginati o addirittura ammazzati solo perché erano stati visti parlare con le volanti e quindi considerati confidenti. Ma a Bruno queste dinamiche non sembravano nemmeno sfiorarlo.

Uscito da viale della Resistenza, Del Gaudio si immise sullo stradone di via Ettore Ciccotti lasciandosi alle spalle il Parco Fiorito. Solo allora il ragazzo trovò la forza di parlare, come se avesse sentito il bisogno di allontanarsi fisicamente dalla casa e dal padre: «Se state cercando la prova che mia madre si è suicidata ce l’ho io...».

Il commissario aspettò qualche secondo prima di rispondere, per non ferirlo scelse le parole con cura: «Hai trovato il flacone di arsenico che stiamo cercando?».

«No» disse il ragazzo infilandosi la mano nella tasca destra dei jeans. Prese un foglio di carta piegato, lo aprì con delicatezza e glielo mostrò dicendo: «Mi ha lasciato una lettera nel libro che sto leggendo».

Del Gaudio percorse tutta via Ghisleri per raggiungere l’altra estremità della villa comunale.

Parcheggiò di fronte alla piazza Ciro Esposito, in memoria del tifoso ammazzato a Roma durante la finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli.

Spento il motore, gli chiese se poteva vederla. Bruno annuì con la testa passandogli il foglio e Del Gaudio iniziò a leggere quelle poche righe scritte a mano.

Amore mio, perdonami.

Preferisco farti vivere la mia assenza anziché farti abituare alla presenza di un fantasma, perché quello sono diventata dopo che Marco ci ha lasciati, e un fantasma non può essere una madre, non può occuparsi di un figlio.



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