Maurensig Paolo - 2008 - Gli amanti fiamminghi by Maurensig Paolo

Maurensig Paolo - 2008 - Gli amanti fiamminghi by Maurensig Paolo

autore:Maurensig Paolo [Maurensig Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788804573746
Google: 2okLAQAAMAAJ
Amazon: 8804573740
editore: Mondadori
pubblicato: 2008-01-01T23:00:00+00:00


Al mio arrivo mi assegnarono la stanza prenotata. Alla reception c’era un messaggio in cui era fissato il giorno dell’incontro. L’impiegato mi confermò che la villa di Van Plujm non era molto distante, ma stando a quanto era scritto nel biglietto, avrei dovuto aspettare che mi venissero a prendere.

Ero giunto in anticipo di ben ventiquattro ore, forse eccessivo, ma giustificato dal fatto che quell’incontro era per me di grande importanza. Non solo avevo voluto evitare il rischio che qualche imprevisto mi facesse mancare l’appuntamento, ma volevo anche godermi il piacere dell’attesa. Era proprio in questa località che Marcel, l’artista, aveva soggiornato per qualche anno. E tutti gli abitanti lo commemoravano. Il suo nome non solo dava lustro al borgo, ma era anche fonte di guadagno per molti. Non c’era negozio, infatti, che non vendesse ai turisti di passaggio cartoline, piatti, vasi e posacenere con le riproduzioni dei suoi quadri più famosi.

L’albergo in cui avevo preso alloggio sembrava poi l’apoteosi stessa del pittore defunto. Era una singolare ricostruzione museale del mondo che aveva ritratto nei suoi dipinti, lungo i suoi viaggi in Europa, da Amsterdam a Parigi, dove infine si era dato la morte. In gran parte l’albergo riecheggiava l’atmosfera di certi ambienti parigini degli anni Trenta: le specchiere ogivali con le cornici di stucco dorato, i divani di velluto color vinaccia, i paralumi Liberty. Neppure un centimetro quadrato del pavimento era scoperto: dappertutto moquette rossa e un’arlecchinata di tappeti. Anche le scale erano imporporate con passatoie di serico dralon, ancorate ai gradini con steli di ottone. Per accedere ai piani superiori, oltre a un moderno montacarichi di servizio, funzionava anche un solenne ascensore di ferro che, per i complicati congegni di chiusura delle doppie porte, richiedeva la presenza di un lift. Nella hall c’era persino una cabina telefonica d’epoca, un pezzo da museo, e tuttavia funzionante. La cornetta, in bachelite nera, aveva il peso e la consistenza del fossile di corno, e il suo trillo apparteneva ancora al tempo di Bell. Sulle pareti campeggiavano le riproduzioni di certi suoi quadri famosi, gli stessi che avevo visto impressi sulla ceramica dei souvenir, e anche l’arredamento (divani color senape e paralumi rossastri) era dedicato ai suoi soggetti preferiti. Così pure la rubinetteria, le vasche da bagno, le maniglie e gli infissi. Nella hall c’erano sparse qua e là delle comode poltrone di vimini con lo schienale a forma di tulipano, ricoperte da cuscini iridati che attutivano il loro peculiare scricchiolio nel sostenere il peso improvviso di un ospite, e i ventilatori sul soffitto con le grandi pale d’ebano erano pressoché silenziosi.

Ogni cosa sembrava tratta da un suo quadro, tutto fermo agli anni Trenta. Persino il personale sembrava selezionato con cura: dal portiere d’albergo, ai sonnambolici camerieri, ai facchini, fino alle inservienti al piano che portavano per lo più la sesta di reggiseno e calzavano delle zeppe di sughero con la tomaia completamente chiusa, a eccezione di un foro circolare per il terreo calcagno, che a ogni passo sembrava ammiccare come l’occhio gonfio di un pugile suonato.



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