Memorie dal campo di un'infermiera zen by Martina Marchiò

Memorie dal campo di un'infermiera zen by Martina Marchiò

autore:Martina Marchiò [Marchiò, Martina]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Infinito ed.
pubblicato: 2023-05-16T22:00:00+00:00


Una volta cominciato il supporto a Jamam, il team viene diviso così da poter continuare il lavoro anche nella foresta. Continuiamo a spostarci con i quad per garantire assistenza negli ambulatori più isolati, trascorrendo una settimana intera in mezzo alla natura selvaggia per poi ritornare alla base.

La stagione delle piogge sta rendendo gli spostamenti sempre più critici, non mi sono mai sentita così sporca, forse non lo sono mai stata. Ho la pelle talmente intrisa di fango da non riuscire a staccarlo neanche grattandolo con le unghie. Ho la terra nelle narici, ai lati degli occhi, sotto le unghie. Penso che, se mi guardassero dentro, troverebbero terra anche nel mio stomaco, nelle vene e nei polmoni. Sono ore che spingiamo i quad per alcuni tratti, poi risaliamo, rimaniamo bloccati di nuovo, ed è come se questo fango si prendesse gioco di noi ricordandoci che Madre Natura è più forte, che decide lei chi va avanti e chi no. I fiumi si sono gonfiati durante la notte ed è impossibile attraversarli senza spegnere i quad e spingerli con la forza delle braccia. Il fango sul letto del fiume non facilita il compito, anzi. Gli stivali in gomma rimangono incollati a sabbie mobili invisibili.

A complicare le cose, oltre alla pioggia, ci sono i numerosi check-point lungo la strada, militari armati che controllano i nostri documenti e fanno domande precise per decidere se farci proseguire il cammino. Lavorare in questo luogo significa superare controlli infiniti, talvolta anche quando trasportiamo pazienti che necessitano di cure in ospedale. Oggi siamo molto stanchi perché stiamo tornando alla base dopo cinque giorni di lavoro intenso in uno dei nostri centri di salute in cui offriamo cure gratuite alla popolazione. Il trattore si è rotto lungo la strada a causa di questo fango infernale, la luce del sole sta calando per lasciare il posto alle tenebre e noi siamo nel mezzo della foresta; è tardi ormai per raggiungere la base, così decidiamo di arrivare al villaggio più vicino e di passare la notte lì. Ovviamente i cellulari non hanno campo e il telefono satellitare è l’unico mezzo di comunicazione possibile per informare i nostri colleghi a Maban della situazione.

Abbiamo cinque tende canadesi, bisogna montarle in cerchio, preparare un fuoco al centro, cercare due guardiani che controllino l’area e spostare i materiali più importanti dal trattore, che è bloccato a qualche chilometro di distanza. Inizio a montare le tende insieme ai miei colleghi; ognuno di noi ha una piccola torcia sulla fronte e cerca di preparare il riparo nella maniera più pulita possibile. Il compito si rivela tutt’altro che semplice. Il fango e l’acqua, infatti, sono venuti in contatto con il tessuto delle tende e dormiremo sul bagnato. Poco male. Il mio unico pensiero è sdraiarmi in una tenda fino al mattino dopo.

Montate le tende, alcuni miei colleghi vanno a occuparsi del materiale sul trattore. Le cose più preziose devono essere spostate, il resto resterà lì e pagheremo un guardiano. Mi chiedono di occuparmi del fuoco e io li guardo allibita.



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