Mercanti d'aura. Logiche dell'arte contemporanea (2006) by Alessandro Dal Lago Serena Giordano

Mercanti d'aura. Logiche dell'arte contemporanea (2006) by Alessandro Dal Lago Serena Giordano

autore:Alessandro Dal Lago, Serena Giordano [Alessandro Dal Lago, Serena Giordano]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2014-07-06T22:00:00+00:00


L'aura messa a nudo

Possiamo sintetizzare quanto precede in una sola proposizione: con l’invenzione dell’arte contemporanea (nelle sue diverse declinazioni), l’aura non scompare ma si trasforma, diffondendosi per il mondo. E allora - potrebbe chiedere il vecchio signore che convochiamo spesso nelle nostre riflessioni - che «roba è» qualcosa che diviene un’altra cosa? Lasciamo stare per il momento le cose e concentriamoci invece sull’evidente natura relazionale dell’arte: l’aura di un’opera d’arte è semplicemente l’effetto che produce. E il tipo di effetto muta a seconda della natura dell’opera e delle persone che lo subiscono o lo ricercano. Al di là delle possibili diverse combinazioni, quello che conta è comunque l’effetto risultante: il ritratto di una donna toscana, chiamata Monna Lisa, produceva un certo effetto se contemplato nello studio di Leonardo, nei primi anni del Cinquecento, e un altro oggi al Louvre; uno se riprodotto in una cartolina postale e un altro se dotato di baffi da Marcel Duchamp in un’altra riproduzione. Il solo fatto che esista in una di queste forme per essere visto lo aurizza - esattamente come nel caso di qualsiasi altra immagine definita opera d’arte.

Anche opere di cui non restano tracce perché andarono distrutte (si pensi alla Battaglia di Anghiari di Leonardo, di cui restano solo cartoni preparatori), pur non essendo dotate di aura artistica in senso stretto (nessuno oggi le può vedere), finiscono per essere «aurizzate», se non altro indirettamente, perché su di esse sono state scritte pagine e pagine. Insomma, se qualcosa (un’immagine, ma anche una traccia di immagine) viene visto come opera d’arte, esso è comunque dotato di aura artistica23.

Con ciò l’aura perde qualsiasi alone di mistero. Se si organizza la visione di qualcosa come arte, ecco che si produce l’aura. Questa è allora un rapporto sociale, e quindi non avrà molta importanza stabilire se l’aura proviene dall’opera, come l’effluvio di una rosa, o se qualcuno la prova o ritiene di provarla comunque. Ci permettiamo qui un esempio che non consideriamo irriguardoso verso la fede: se qualcuno è devoto alla Madonna, non ha alcun bisogno di ammirare una Vergine di Leonardo, ma gli basterà un santino. L’immagine sacra esiste perché c’è la devozione e non viceversa, esattamente come un’immagine è artistica se è dotata d’aura, e non viceversa.

A nostro avviso, vale per l’arte ciò che un pensatore oggi ingiustamente trascurato ha detto delle merci: ciò che fa di una cosa un oggetto di valore non è il suo uso - la sua qualità intrinseca -, ma il fatto di essere scambiato con altre cose, e soprattutto con l’equivalente universale, il denaro. Per il vecchio Marx, una cosa diventa merce quando si afferma il suo valore di scambio, che è un rapporto sociale. Ma il fatto che si passi dall’uso allo scambio non dissolve affatto la cosa - semplicemente ne muta la natura. Marx parla di feticismo delle merci nella relazione di scambio, intendendo il fatto che laddove una cosa sia scambiata (venduta e comprata), essa diviene uno spettro, esattamente come un fantasma si separa da un corpo e acquista vita autonoma24.



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