Merlino. Il destino di un giovane mago by Luisa Mattia

Merlino. Il destino di un giovane mago by Luisa Mattia

autore:Luisa Mattia
La lingua: ita
Format: azw3, epub
editore: Giunti Junior
pubblicato: 2010-10-07T22:00:00+00:00


25

Il re non dorme più

Il re non dorme più

Regno di Logres

Britannia orientale

463 d.C.

«Il re riposa!»

Il messaggio passava di bocca in bocca, dai bastioni fino alle cucine.

«Il re riposa» ripetevano i soldati e sospendevano gli esercizi delle armi. Almeno per un’ora, nel breve tratto di tempo tra il calare della luna e il levarsi del sole, il castello di Logres sembrava fermarsi in un tempo irreale, sospeso. Immobile. Muto.

Fino all’urlo che squarciava la quiete del cortile e della brughiera, come una saetta di temporale.

Allora era tutto un affannarsi di sacerdoti, consiglieri, camerieri.

L’urlo arrivò anche quella mattina.

«Ton! Chiamatemi Ton!»

Sudato e ansimante, Vortigern chiedeva l’immediata presenza dell’astrologo più anziano della corte.

«Sono qui, mio re» mormorò l’uomo, inchinandosi.

«Siediti e ascolta, uomo».

Vortigern si era alzato dal suo giaciglio, aveva scacciato il cameriere che gli porgeva le pantofole di panno e, a piedi nudi, tremando per l’agitazione, si era accoccolato accanto a Ton.

«Devi aiutarmi, Ton. Così non ce la faccio più. Devi trovare la spiegazione ai miei tormenti. E curarmi».

Sembrava, vestito di una tunica di canapa e a piedi nudi, un ragazzo impaurito.

«Devi trovare una soluzione» insisté il re.

«Vi ascolto, Sire».

«Prima il buio. Fondo. Impenetrabile. Ho avuto la sensazione di perdermi. Dovevo trovare uno spiraglio, una luce! Ma non riuscivo, Ton, non riuscivo!» continuò, agitato. «Poi cominciò il rumore. Cupo. Profondo. Sembrava venire dal cosmo, dal centro dell’universo. Mi sono sentito gelare il sangue. Io, re Vortigern, che sente nelle vene il gelo della paura, appena chiude gli occhi!»

Il re faceva avanti e indietro nella stanza, ora.

Il freddo pungente del mattino aveva avuto la meglio su di lui e s’era buttato sulle spalle una pelliccia di volpe.

«Poi, un boato e intorno tutto fu come polvere. Vidi il buio frantumarsi come uno specchio. Luce finalmente!»

Mentre raccontava, il volto di Vortigern si era rischiarato. Infilò una calzamaglia di lana pesante.

«Finisce qui, Sire?» s’azzardo a domandare Ton.

«Finisce? Comincia! Ho visto la sagoma di un drago gigantesco. Bianco. Grande come la luna piena. Alle spalle ho avvertito un alito caldo che mi avvolgeva. Un ringhio sordo, come di orso all’attacco. Poi mi sono voltato e ho visto un altro drago, rosso, stavolta, non meno feroce e grande dell’altro…»

Ebbe bisogno di fermarsi, per riprendere fiato.

«Cercavo un nascondiglio, ma sapevo di non avere tempo sufficiente. Il cuore mi batteva all’impazzata. I draghi erano sempre più vicini. Ho raccolto le braccia sulla testa». Vortigern si accucciò, quasi a voler mostrare a Ton come aveva cercato di difendersi.

«Vi hanno attaccato?» domandò Ton.

«No. Mi hanno ignorato» replicò Vortigern. «Mi hanno ignorato» ripeté quasi incredulo.

«Dunque, non è accaduto nulla» commentò l’astrologo.

«Tutto. È accaduto tutto. Ho assistito allo spettacolo più brutale e terrificante della mia vita».

«Era un sogno» cercò di minimizzare Ton.

«Sogno? No, Ton. Era vero, tutto vero. Sentivo il loro sordo ruggire, il loro fiato caldo e minaccioso, l’afrore della loro pelle. E li ho visti scagliarsi l’uno contro l’altro, come avessero nei muscoli e negli artigli la forza compressa dell’universo» sottolineò il re. «Si sono dilaniati in una lotta senza tregua e senza pietà».

«Chi ha avuto la meglio?» domandò Ton.



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