Moriarty e il mistero del dodo by Sofia Rhei

Moriarty e il mistero del dodo by Sofia Rhei

autore:Sofia Rhei [Rhei, Sofia]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858696255
editore: Rizzoli
pubblicato: 2019-06-07T16:00:00+00:00


Capitolo otto

Non starò qui a raccontarvi tutte le cose che l’istitutrice mi disse di ritorno alla sala da pranzo piccola. Sono davvero noiose e ripetitive. L’importante è che ero riuscito a dire a mio padre quanto successo con Jack. Lui interrogò a tal proposito frau Weiss, che non poté fare altro che confermare, suo malgrado, la mia storia.

Contrariamente a quanto avevo immaginato mio padre non diede alcuna importanza all’accaduto. Disse che si trattava di cose da bambini, che io stesso passavo molto tempo a bruciare le formiche con la lente di ingrandimento, e che qualcuno gli facesse il favore di pulirmi quei ridicoli baffetti. Nel corridoio, lontano da possibili testimoni, frau Weiss sputò in un tovagliolo e me lo strofinò sulla faccia con molta più forza del necessario.

Una volta tornato al tavolo vidi che i bambini avevano già spazzolato la zuppa – nel caso di John con una doppietta – e che stavano già servendo loro il secondo.

«Pommes dauphinoises!» esclamò John quando scoperchiarono uno dei vassoi ancora fumante.

Come faceva a conoscere tutti quei pretenziosi nomi di cibi? Erano sempre in francese, come se la nostra lingua non avesse parole a sufficienza per battezzare un piatto di patate al forno.

«Devo proprio presentarti un signore che c’è nell’altra sala da pranzo» gli dissi sarcastico. «Andreste sicuramente d’accordo.»

Decisi che quello poteva essere il momento giusto per mangiare qualcosa, anche perché avevo saltato pure la merenda, quindi infilzai la forchetta nella carne con entusiasmo. C’era però qualcosa di strano… quel pezzo di arrosto era più duro di una suola di scarpa.

Osservai le aiutanti di cucina e vidi che stavano ridendo dei miei sforzi. Lo avevano fatto apposta per vendicarsi della lumaca. Mangiai le patate con prudenza, temendo che potessero essere avvelenate. Ma tutto sembrava normale.

«John, non hai notato niente di strano nella mia zuppa?»

Gli occhi del mio amico si illuminarono.

«Sì! La mia era alquanto insipida, mentre nella tua c’era una lumaca buonissima. Non so perché non ne hanno messa una in ogni scodella.»

Come potevano piacere quelle cose a John? A me sarebbe venuto il voltastomaco. Spero che non gli venga voglia di mangiarsi “Arabella”. Mi riferisco alla lumaca gigante africana, non a mia sorella.

A proposito di mia sorella… dov’era? Evidentemente, non al suo posto.

Guardai verso frau Weiss, che cercava di farsi dire da Jack il suo cognome o come fosse arrivato lì. Lui, però, rimaneva in silenzio. Ammirai la sua capacità di resistere alla tortura. Pensai che quell’atteggiamento e quel contegno meritavano rispetto anche se era un po’ svitato.

Le cuoche avevano già smesso di interessarsi a me per fortuna, mi accorsi che parlavano proprio di Arabella e la cosa si fece interessante. Parlottavano a voce bassa, ma io ho un udito buonissimo e questo mi dava un “issimo” di vantaggio. Così, con fare distratto drizzai le orecchie.

«… e passa le giornate passeggiando in giardino con la speranza di incontrarlo.»

«… per quel ragazzo sarebbe senza dubbio un bel passo in avanti ottenere la sua mano. Un giorno o l’altro potrebbe anche ereditare la proprietà. Forse è il vero motivo per cui ha deciso di diventare assistente del signore.



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