Morire per le idee by Roberto Carnero

Morire per le idee by Roberto Carnero

autore:Roberto Carnero
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2012-03-09T05:00:00+00:00


3.9. Mamma Roma, ‘Mater Dolorosa’

Potremmo dire che il film successivo, Mamma Roma (1962), sta ad Accattone come Una vita violenta stava a Ragazzi di vita. Innanzitutto per la maggiore compattezza narrativa, organizzata attorno al sogno di una prostituta di vedere il proprio figlio inserito in una vita diversa, più ‘rispettabile’, cioè piccolo-borghese. E poi perché anche in questo film, come nel secondo romanzo ‘romano’, l’aspirazione all’integrazione sociale di un personaggio del popolo, del sottoproletariato, si scontra con l’impossibilità di un effettivo ingresso in un’altra classe.

La protagonista questa volta è un’attrice professionista, Anna Magnani, chiamata a interagire con altri attori presi dalla strada. All’inizio della storia Mamma Roma (questo il soprannome della donna) crede di essersi definitivamente affrancata dal suo sfruttatore, Carmine (Franco Citti), che si è sposato. In realtà l’uomo tornerà presto a battere cassa, con la pretesa di farsi nuovamente mantenere. Nel frattempo però Mamma Roma si trova un lavoro ‘onesto’ (un banco di verduriera al mercatino rionale) e chiama dalla campagna, dove l’aveva allocato presso una famiglia contadina, il figlio Ettore (Ettore Garofalo), sperando per lui un futuro migliore. Nel figlio vede infatti la prospettiva di un riscatto anche per se stessa. Cercherà di ottenergli un lavoro di cameriere, ma il ragazzo, quando saprà che la madre si prostituisce, si darà a sua volta ad attività illecite, come il furto. Proprio mentre sta cercando di rubare una radiolina a un ammalato in una corsia di ospedale, viene catturato e portato in prigione, dove darà in smanie e alla fine morirà.

La critica ha notato come Anna Magnani rappresenti, nel cinema pasoliniano, la prima grande figura materna, proiezione autobiografica per l’autore, ma anche l’icona religiosa della ‘Mater Dolorosa’ (Ettore, specularmente, rappresenterebbe una figura cristologica). La sacralità della vicenda è sottolineata ancora una volta dalla musica classica, questa volta quella di Vivaldi, scelta per la colonna sonora, in patente contrasto con la ‘bassezza’ delle situazioni rappresentate. Non mancano, anche qui, i riferimenti iconografici alla pittura e al cinema. Ad esempio il pranzo delle nozze di Carmine, su cui si apre il film, rimanda alle Ultime Cene del Quattrocento, ma anche al film Viridiana (1961) di Luis Buñuel, dove è presente una sorta di parodia dell’Ultima Cena, con mendicanti e straccioni, chiassosi, ubriaconi, volgari e senza scrupoli al posto degli apostoli. L’agonia di Ettore rimanda invece alla pittura di Mantegna. Un riferimento a Ladri di biciclette (1948) si coglie nel fatto che il degente derubato da Ettore è interpretato dall’attore Lamberto Maggiorani, che nel film di De Sica vestiva i panni di un operaio che subiva il furto della bicicletta. Del resto il ruolo della Magnani nel film di Pasolini si colloca a metà strada tra quello di Roma città aperta (1945) di Rossellini e quello di Bellissima (1951) di Luchino Visconti. Chiari anche alcuni rimandi letterari, come quello a Dante, del quale un detenuto del carcere dove viene portato Ettore recita a memoria alcuni versi del canto IV dell’Inferno.

Anche questa volta non mancano le polemiche e persino le risse a cui Pasolini ormai si stava abituando.



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