Mr. Goebbels Jazz Band by Demian Lienhard

Mr. Goebbels Jazz Band by Demian Lienhard

autore:Demian Lienhard [Lienhard, Demian]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bollati Boringhieri
pubblicato: 2023-12-19T23:00:00+00:00


Berlino, 1941

Bene. Mahler ha quindi appuntamento alle nove in punto alla Casa della radio, per cui alle sei e mezzo il crepitio nervoso della sveglia da viaggio squarcia in due la pesante cortina del suo sonno. Si libera della coperta, si strofina gli occhi, spalanca le mascelle in un lungo sbadiglio, barcolla verso il bagno, si piazza davanti al lavandino e, mentre armeggia con la schiuma da barba, adocchia quel viso pallido ombreggiato di blu nelle cavità oculari che gli si mostra allo specchio. Gli pare che nelle ultime settimane abbia preso a somigliare sempre più al compagno grigiastro sulla sua scrivania.

Due ore più tardi, tanto ci è voluto a Mahler per vestirsi, e perciò salta perfino colazione, attraversa indispettito l’atrio e, non appena uscito all’aria aperta, si affida a un taxi in attesa davanti all’albergo, sebbene la stazione della metropolitana si trovi a uno sputo e il treno potrebbe portarlo in men che non si dica – e quindi molto più in fretta dei taxi, che fanno mille deviazioni con intento fraudolento – a Masurenallee. Ma tanto onesto da dirglielo, l’autista, un tipo viscido con il grugno berlinese, di certo non lo è, al contrario: il tassametro è in funzione già da un bel pezzo quando Mahler scivola sul sedile posteriore e, interpellato, l’autista, evidentemente uno dritto, spiega che anche l’attesa è orario di lavoro e che anche quella dev’essere pagata, e dato che lui, l’autista, com’è ormai evidente stava aspettando lui, ovvero Mahler, è più che giusto che sganci anche per questo tempo di attesa.

Mahler, in un attacco di pusillanimità, si limita ad annuire per poi sollecitare l’autista ad andare a tutta birra, e questi non se lo fa ripetere due volte. Preme l’acceleratore a dovere, e subito la vecchia Opel scatta via, imbocca con pneumatici stridenti la curva per Wilhelmstraße, sfreccia, sollevando dietro di sé piccole nuvole di polvere, davanti alla Cancelleria del Reich e al Ministero di Giustizia e schizza in direzione della Porta di Brandeburgo.

Dopo poco ha superato il Tiergarten, attraversato il Landwehrkanal, e anche se adesso viene fatta inutilmente una piccola deviazione attraverso Savignyplatz con tanto di passaggio davanti alla Gedächtniskirche, a un certo punto si avvicina la S-Bahn sopraelevata, e di colpo si distingue, contro il cielo nuvoloso, la sagoma d’acciaio della torre della radio, che singoli raggi di luce insinuatisi in qualche modo fra le nuvole continuano ad accoltellare. A Mahler vengono le vertigini per quel nervoso accendersi e spegnersi della lampada celeste, e un brivido lo attraversa quando, finalmente, scorge la silhouette color sanguinaccio dell’edificio della radio, che in quella confusione di luce e ombre scintilla come una cupa visione del futuro.

Tempo per sottoporre questa apparizione a un’osservazione più approfondita però non ne resta. Il taxi rallenta la sua corsa e, prima ancora che si fermi, sul retro viene spalancata la portiera e Mahler allunga la mano verso la mano magra, ossuta, leggermente pelosa di – già, di chi?

Karl “Charlie” Schwedler, annuncia qualcuno in tono ministeriale, e come a riprova la



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