Narrativa Nord 0418 - Delalande, Arnaud by Il Traditore di Versailles

Narrativa Nord 0418 - Delalande, Arnaud by Il Traditore di Versailles

autore:Il Traditore di Versailles
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


da donna. Pietro sorrise. Quell'uomo era interessante. Aveva cominciato come avvocato in parlamento, poi Luigi XV l'aveva nominato censore reale di Storia e Belle lettere, ruolo cui era seguito l'arruolamento tra i ranghi del Segreto. Inviato alla corte russa quale segretario d'ambasciata, aveva cercato di convincere la zarina Elisabetta ad allearsi con la Francia. Raccontava di essere stato « lettrice » della sovrana con lo pseudonimo di Lya de Beaumont. Elisabetta l'aveva però scoperto e aveva cercato di « consumare », ma, poiché le si era rifiutato, il cavaliere era stato accusato di pazzia. Nel 1762 aveva preso parte alla stesura del trattato di Parigi e all'elaborazione del fumoso piano d'invasione della Gran Bretagna, passando poi a ministro plenipotenziario dell'ambasciata del duca di Nivernois, segretario del nuovo ambasciatore a Londra conte di Guerchy, col quale si trovava in continuo scontro e disaccordo. In tutta Europa si vociferava che fosse una donna. L'interessato non si era mai dato pena di smentirlo. Aveva tratti dolci, un volto delicato, lunghe ciglia. Pietro si chiedeva se il cavaliere non alimentasse volontariamente quell'ambiguità che, in un certo qual senso, era divenuta il suo marchio di fabbrica. Un marchio senz'altro originale. « Ah, siete voi », fece Viravolta.

« Orchidea! Vi aspettavo. Venite, unitevi a noi. » D'Eon indossava un lungo cappotto coi bottoni d'oro. Tutti si voltavano a guardarlo perché sotto sfoggiava un completo particolare, con una scollatura nera. I capelli erano raccolti in una coda di cavallo e le dita, strette intorno a un ventaglio di pizzo carminio, erano impreziosite da anelli, compreso uno di quelli con monogramma usati spesso per nascondere nel castone veleno in polvere da versare facilmente in un bicchiere. Una spada lungo il fianco e un pugnale nello stivale davano il tocco finale alla mise insieme letale e affascinante. Si fecero strada fra i clienti del locale. Illuminati dai lampadari di cristallo, gli specchi riflettevano l'ambiente all'infinito e le pareti tappezzate di ovali e medaglioni aggiungevano all'atmosfera una nota pittorica. Di un'eleganza tutta parigina, il Procope era un luogo speciale. Più ancora, aveva fama di caffè letterario, di una sorta di salon, di luogo di scambio tra intellettuali, artisti e spasimanti di passaggio. Era frequentato, tra gli altri, da Rousseau, Voltaire, Diderot, Marmontel e Crébillon. Brulicava, insomma, di scrittori e romanzieri e, come quel giorno, di spie. Sulla destra, uno sciame di scacchisti si sfidava in tornei improvvisati; lì, oltre uno dei tavolini di marmo che facevano parte integrante dello stile del locale, sedevano due spie, verso cui si diressero Pietro e Mademoiselle d'Eon.

Viravolta riconobbe subito il primo, anch'egli frequentatore assiduo del caffè. Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais, figlio di orologiaio, non era propriamente un agente del Segreto, aveva però compiuto più di una missione su ordine del conte di Sartine, capo della polizia. Anche la sua vita pareva un romanzo. Si era sposato nel 1756 con Madeleine-Catherine Aubertin, vedova Francquet, più anziana di una decina di primavere, e l'aveva sepolta solo un anno più tardi; in molti avevano sospettato che avesse



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